Il mio intervento non è rivolto agli appassionati che affrontano in maniera superficiale e approssimativa il tema della corretta riproduzione del supporto analogico; già reputo blasfemi e degni di poca considerazione coloro che predicano l’inutilità dell’antiskating o del secondo punto di nullo.
Coloro che sostengono queste dottrine senza neppure tentare di comprendere l’ABC di questa splendida e intrigante disciplina, figuriamoci se possono accettare e fare proprio quello che andrò a sostenere ritenendolo ovviamente superfluo.
L’argomento non è dedicato neppure a quelli che si trincerano dietro la passione per la musica e giudicano coloro che si sforzano di migliorare il proprio set-up analogico sostenendo che questi ultimi di musica capiscono poco o addirittura nulla; qui la favola della volpe e dell’uva cade a proposito.
L’intento di questa mia è rompere gli schemi del conformismo imperante in un contesto quello dell’Hi-Fi, in special modo trattato sui social, ove i medesimi soggetti la fanno sempre da padrone con atteggiamenti di prevaricazione scaturenti da manie di protagonismo e mai da un corretto esame obiettivo che lascia trasparire l’ignoranza sulla materia.
Il mio intervento andrebbe letto come una disamina/denuncia in riferimento a quanto si racconta sui componenti il giradischi analogico e su quanto si evita di raccontare per mancanza di informazione.
Ho sempre concentrato la mia attenzione indistintamente su tutti gli elementi che compongono la sorgente cercando di coglierne pregi ed eventuali difetti. All’inizio del mio interesse sull’argomento non riuscivo a spiegarmi le ragioni legate alle differenze formali di taluni bracci rispetto ad altri, ma soprattutto le ragioni intrinseche dei progettisti nel preferire alcune geometrie rispetto ad altre.
Diciamo che tutto era avvolto da un alone di mistero, visto che le motivazioni di tali scelte non venivano neppure dichiarate dai costruttori né tanto meno dai recensori. L’unico parametro da rispettare sembrava fosse unicamente l’Overhang, ossia il sopravanzo in millimetri dello stilo rispetto al centro del disco, strenuamente segnalato in qualsiasi opuscolo in dotazione; (famosa è la distanza di 52 mm da impostare sulla shell dei giradischi Technics).
Nel caso invece di giradischi sprovvisti di braccio, era ed è buona norma installare il fonorivelatore ovviamente rispettando la Lunghezza effettiva dichiarata dalla casa e successivamente settare correttamente l’Overhang per determinare il punto di montaggio nel rispetto dei tre parametri fondamentali.
Le geometrie a cui mi riferisco ovviamente non riguardano i tre parametri; i loro rapporti dimensionali restano inoppugnabili visti i calcoli di trigonometria per giungere alla loro determinazione. Pertanto fatta salva la geometria riferita a detti parametri, un occhio attento nota la palese differenza tra vari bracci e la presenza di ulteriori geometrie rispetto ai piani orizzontale e verticale.
A riguardo mi sono posto numerosi interrogativi nel tentativo di determinare quali fossero quelle effettivamente responsabili della corretta riproduzione del contenuto del solco, anche e soprattutto in riferimento agli immancabili difetti di regolarità della superficie del disco.
Dopo aver letto tanto e aver sviscerato i contenuti geometrico/fisici dei tre parametri, la calcolazione dei punti di nullo, le scelte dei materiali che compongono il braccio e la meccanica, sono giunto alla conclusione che la forma non è una circostanza legata solo all’estetica, come molti credono, ma racchiude in sé i principi del corretto funzionamento anche se devo dire che alla luce dell’esperienza a riguardo, (ora mi farò delle inimicizie), più di qualche braccio blasonato, (esulando i tre parametri, i materiali e la meccanica), sembrerebbe non sia stato progettato e realizzato secondo il rispetto di detti principi, al contrario di altri bracci che pur privi di blasone hanno a mio avviso adottato geometrie più performanti rinunciando forse alla qualità dei materiali ma non alla meticolosità della realizzazione.
I casi eclatanti furono quelli di DUAL e in parte TECHNICS, poi seguiti da altri brand, che alla fine degli anni “70 dotarono rispettivamente i giradischi CS5000 e SL1200 di bracci aventi caratteristiche innovative rispetto quelli fino ad allora prodotti, ma la notizia rimase nell’oblio e non ebbe il giusto risalto.
All’epoca, così come oggi, tutti erano interessati ad accaparrarsi il modello SME 3009/3012 ecc, in voga in quegli anni, le cui geometrie rispetto al DUAL e al TECHNICS ritengo fossero obsolete al pari di quella di altri brand, fortunatamente non tutti.
Inaspettatamente fu la stessa SME che a partire dalla fine degli anni “80 smentì clamorosamente la geometria fino al momento adottata, forse pochi hanno fatto caso, con la produzione dei model IV e V (ancora oggi in commercio per giunta anche etichettati da ORACLE che se ne servì nelle proprie realizzazioni) e successivamente del model 309.
Parlando di braccio, occorre ricordare che il lavoro compiuto dallo stilo non si sviluppa solo sul piano orizzontale ma nello spazio. Pertanto oltre a riferirsi ai tre parametri fondamentali giacenti sul piano orizzontale, idonei per definire il minimo errore dell’angolo di tracciamento e i punti di nullo, bisognerebbe considerare ulteriori parametri, da tempo conosciuti dagli addetti ai lavori ma trascurati da parecchi brand, che a mio avviso andrebbero invece presi in seria considerazione. Nelle pagine seguenti cercherò di chiarirne le motivazioni.
Preventivamente bisogna osservare che negli anni passati così come oggi, i brand che si sono occupati della progettazione e realizzazione di bracci fonografici Hi-Fi è evidente che non siano mai stati concordi nelle scelte progettuali; ciò lo si evince osservando le geometrie dei propri prodotti che risultano assai difformi.
Le motivazioni di tali difformità appaiono poco chiare, viste le semplici ed economiche modifiche indispensabili per ottenere un tracciamento esemplare. Esulando dalla qualità dei materiali e dall’aspetto esteriore, dritto, a J, ad S o a banana, ogni braccio imperniato deve obbligatoriamente sottostare in primo luogo all’individuazione di tre parametri, individuati e correttamente calcolati dall’unico teorico del settore ossia Benjamin Bauer; tant’è che analizzando i suddetti parametri, compresi i valori dei punti di nullo di qualsiasi braccio imperniato menzionato su Vinyl Engine, questi ultimi rispondono indistintamente e assai precisamente ai valori stabiliti da Bauer.
Ritorno sul punto ribadendo che da un’attenta analisi, ulteriori parametri hanno differenziato da sempre alcuni bracci rispetto ad altri suscitando pertanto la mia curiosità riguardo le differenti scelte progettuali. Ad esempio qual è la differenza di tracciabilità tra gli SME 3009/12 rispetto un 309 o ai mod. IV e V; parto da questi modelli che pur appartenendo allo stesso brand risultano radicalmente differenti riguardo le loro geometrie.
E che dire, riferendoci a categorie superiori, dei Roksan Artemiz e Tabriz o dei Linn Ittok e Ekos o del Wheaton Triplanar oppure del Technics EPA100 confrontati con l’Ikeda 245. O ancora in riferimento ai bracci a banana che dire dell’EMT 997 e del Thorens TP997 rispetto all’Ortofon AS230 solo per citarne alcuni.
Bene, modelli in grassetto sono sicuramente più performanti ed in seguito ne scopriremo le cause. A tal proposito vi inviterei a leggere il mio articolo di sei anni orsono pubblicato su questo sito Giradischi: La geometria del braccio a banana riguardante i tre modelli a banana prima menzionati.
Da un’attenta osservazione i modelli più performanti differiscono per ulteriori geometrie giacenti sul piano verticale e sul piano orizzontale. Il miglioramento di quest’ultima però è foriero di un perfezionamento del tracciamento rispetto al piano verticale con l’effetto della stabilità dell’Azimut.
Un corretto Azimut come sappiamo è rappresentato dall’asse longitudinale dello stilo che, anche durante il tracciamento, deve costantemente giacere sul piano verticale che trovasi ortogonale sia rispetto all’asse longitudinale della shell che al piano del disco.
- I PARAMETRI FONDAMENTALI
Quanto ai tre parametri sono senza ombra di dubbio necessari per migliorare le performance del braccio ma non sufficienti, in quanto due ulteriori parametri, il più delle volte trascurati, apparentati con i primi tre permettono di determinare il massimo della tracciabilità dando luogo ad una sorta di empatia in grado di estrarre tutto il contenuto del solco.
Col trascorrere del tempo ho finito per comprendere che tre parametri sono necessari per minimizzare gli errori sul piano orizzontale ma non sugli altri due piani che individuano la minuscola porzione di spazio in cui lo stilo opera, in special modo quando il braccio viene corredato con un fonorivelatore dotato di stilo iperellittico. Se è vero che i raggi di curvatura di questa tipologia di stilo, che permettono di rilevare con maggior precisione quanto presente nel solco, sono nell’ordine del micron, è altrettanto vero che nell’ordine del micron sono anche i movimenti anomali dovuti a difetti di regolarità della superficie del disco. Questi ultimi per ovvie ragioni verranno spietatamente evidenziati dallo stilo come modulazioni estranee al messaggio musicale.
Se osserviamo il fonorivelatore mentre traccia un disco leggermente ondulato, notiamo come il cantilever e di conseguenza lo stilo sobbalzino verticalmente in maniera abbastanza evidente per ragioni dovute alle ondulazioni del supporto vinilico. Ciò rappresenta il peggio in quanto il fonorivelatore, per le motivazioni che chiarirò appresso, durante l’ascolto varia continuamente l’angolo del proprio Azimut, anche se da un’attenta osservazione ciò risulta non visibile così come non risultano visibili i frenetici movimenti dello stilo impegnato a tracciare. Ciò si verifica quando il braccio sia pur installato correttamente secondo il rispetto dei tre parametri non è corredato di ulteriori aggiustamenti sul piano orizzontale e sul piano verticale.
Pertanto un braccio sopra un certo range di prestazioni e di costo, che gode di ottime caratteristiche meccaniche e costruttive a mio avviso è obbligatorio venga dotato di ulteriori miglioramenti delle proprie caratteristiche geometriche. Personalmente quando ne ho consigliato l’acquisto, oppure mi sono cimentato nell’autocostruzione, ho prestato la massima attenzione al suo aspetto geometrico.
Difatti come ho già avuto modo di illustrare nei precedenti interventi pubblicati a riguardo su questo sito, dalla semplice osservazione si può intuire il corretto funzionamento di qualsiasi braccio che, ricordiamo, andrebbe confrontato solo con i suoi simili dotati di caratteristiche geometriche e meccaniche di pari livello.
Bisogna comunque dire che tutti i bracci riescono a riprodurre un disco in vinile; perfino un cono di carta con uno spillo infisso sul proprio vertice a suo modo riesce a farlo. Però alcuni, a parità di caratteristiche meccaniche e fonorivelatore impiegato, differiscono indiscutibilmente proprio per l’accuratezza e la costanza della qualità di riproduzione lungo tutta l’ampiezza dell’area incisa e soprattutto per la capacità di riuscire ad esprimere la timbrica corretta, il senso del ritmo, oltre al potere di discernere la posizione dei singoli strumenti, delle masse strumentali, delle voci e l’assoluta stabilità della scena e dell’effetto tridimensionale.
Alla fine emerge che un buon braccio imperniato per sfoderare ottime performance non abbisogna solo dei parametri fondamentali. Bisogna aggiungere che un buon braccio imperniato deve avere la possibilità di mantenere inalterate ulteriori caratteristiche; ad esempio l’Azimut e la cosiddetta tenuta della nota che non dipende soltanto dalla costanza di rotazione, ma dalla geometria verticale del braccio contenuta nell’altro piano perpendicolare al disco.
Ometto volontariamente il VTA (Vertical Tracking Angle), l’SRA (Stylus Rake Angle), la VTF (Vertical Tracking Force) e l’Antiskating che devono essere perfettamente tarati. Su queste materie riferirò in seguito.
Da questo momento in poi toccherò argomenti riguardanti gli aggiustamenti geometrici sul piano orizzontale e sul piano verticale, le cui azioni combinate possono dar luogo ad implicazioni in grado di condizionare positivamente il responso del braccio e ovviamente del fonorivelatore che lo correda.
2. LA CORRETTA GEOMETRIA DEL PIANO ORIZZONTALE
Come precedentemente accennato i tre parametri fondamentali di qualsiasi braccio imperniato giacciono sul piano orizzontale. Su di essi non mi soffermerò a lungo in quanto la loro corretta determinazione fa parte del bagaglio ben noto agli appassionati della sorgente analogica. Preciso che quanto scrivo non rappresenta una campagna denigratoria dei prodotti SME di prima generazione, visto che per trattare la materia prendo ad esempio i modelli d’epoca di questo particolare brand. Essi restano degli ottimi prodotti di quegli anni pur possedendo una geometria foriera di limitazioni del tracciamento simile ai modelli di altri brand degli anni passati e purtroppo anche odierni.
Veniamo al dunque:
Nella fig. 1 prendo ad esempio il ben noto SME 3009 simile al 3012 da cui differisce solo per la minore lunghezza effettiva. La sua geometria orizzontale è molto simile ai bracci prodotti sia da SME che da altri brand a partire dagli anni “70.
In quel periodo più o meno tutti prendevano spunto dalla forma dei bracci antidiluviani in bachelite; ovviamente la meccanica e i materiali impiegati vennero completamente migliorati e SME, in maniera particolare, dette luogo alla produzione di bracci di ottima precisione e durevolezza ancora oggi ricercati dagli appassionati.
Tuttavia esaminando attentamente lo SME 3009, così come ogni SME di prima generazione, si osserva che il prolungamento B dell’asse longitudinale della shell incontra l’asse di rotazione orizzontale del braccio, (quello che gli permette di traslare verticalmente) formando nel caso di specie un angolo di ampiezza pari a 49°, mentre il segmento che sintetizza la lunghezza effettiva forma rispetto all’asse A coincidente con la canna un angolo orario positivo β di ampiezza pari a 18°.

Cosa rappresentano ambedue gli angoli e le relative ampiezze in termini di tracciamento una volta che da fermo impostiamo un Azimut corretto. Essi fanno in modo che lo stilo e i suoi contatti col solco risultino anch’essi ruotati di 49° rispetto all’asse di rotazione orizzontale.
Pertanto, in diretta dipendenza delle deformazioni, anche di piccola entità, della superficie del disco, durante l’ascolto lo stilo ruota attorno l’asse di rotazione orizzontale descrivendo pertanto una curva che implica la continua variazione dell’angolo Azimut.
Più esattamente va detto che la variazione dell’Azimut è inversamente proporzionale all’angolo di 49°, ossia all’aumentare del predetto angolo diminuisce la variazione dell’Azimut fino ad azzerarsi con un angolo di 90°.
Qualcuno obietterà che si tratta di variazioni infinitesimali, ma preciso che anche i raggi di curvatura di uno stilo iperellittico lo sono altrettanto e pertanto in grado di rilevare queste piccolissime oscillazioni. Esse si traducono, (scusate il linguaggio da scuola guida), nel caso di dosso nell’inclinazione dell’Azimut verso il centro del disco mentre nel caso di cunetta verso la periferia.

A questo punto bisogna evidenziare che in quegli anni alcuni brand per evitare l’inconveniente avevano già operato una modifica sostanziale di carattere geometrico, che migliorava non poco le performance di qualsiasi braccio su cui veniva effettuata.
Technics ad esempio sul suo splendido EPA100 in fig. 2 ma anche sui bracci di minor pregio in dotazione sugli SL1200, 1600 o 1700, aveva già operato questa modifica; essa consisteva nell’inclinazione del segmento che sintetizza la lunghezza effettiva, di un angolo antiorario negativo rispetto l’asse A pari all’ampiezza dell’angolo offset e non di un valore orario positivo imprecisato come nel braccio in fig. 1.
Dico questo in quanto in bracci di altri brand quest’angolo non aveva un valore preciso ma diverso caso per caso. Riguardo l’angolo antiorario β mi permetto di coniarlo, giacché nessuno l’ha mai fatto, con l’acronimo ACC ossia Azimut Constancy Control e nonostante si riferisca ad una particolare geometria sul piano orizzontale, comporta delle implicazioni dirette sul piano verticale riferite al comportamento dell’Azimut.

Questa modifica, apparentemente banale, determina che il prolungamento dell’asse longitudinale della shell B incontra l’asse di rotazione orizzontale formando un angolo di 90° e non 49° come nel caso in fig. 1.
E’ facilmente intuibile che durante il tracciamento, il braccio assieme al fonorivelatore e allo stilo, a seguito delle deformazioni della superficie del disco, traslino attorno all’asse di rotazione orizzontale descrivendo anche in questo caso una curva, ma a differenza del caso precedente con l’asse dello stilo contenuto sempre sul piano perpendicolare al disco, determinando con ciò l’invarianza dell’Azimut e le implicazioni positive che ciò comporta. Va infine detto che la geometria euclidea identifica agli angoli Offset α e β ambedue di pari ampiezza in quanto angoli alterni interni delle rette parallele A e B tagliate dalla trasversale costituita dalla Lunghezza Effettiva.

Se osserviamo lo SME model V in fig.3 così come il LINN Arko in fig.4, (giusto per fare degli esempi) essi rispondono alla medesima geometria del datato Technics EPA100 in fig. 2.
3. LA CORRETTA GEOMETRIA DEL PIANO VERTICALE
Premetto che nel definire la geometria giacente sul piano verticale, quest’ultimo va inteso come il piano perpendicolare al piano del disco che contiene il segmento che identifica la lunghezza effettiva.

Per comprendere il comportamento del braccio sul piano verticale dovuto a deformazione del disco, i grafici in fig.5 sono in grado di chiarirlo sufficientemente. Osserviamo il disegno a e il particolare sottostante notiamo come un braccio con lo snodo posizionato molto in alto rispetto al piano del disco (vedi Dynavector DV501/505/507 o qualsiasi braccio tangenziale estremamente corto) nel momento in cui lo stilo incontra un dosso o una cunetta esso è costretto a percorrere una porzione di circonferenza avente come centro lo snodo.
Pertanto salendo di livello lo stilo è costretto a sopravanzare e indietreggiare scendendo; ciò da origine a una momentanea accelerazione o decelerazione della sua velocità. Ciò si traduce, in special modo nei solchi più interni, nel percepire la nota con una frequenza non costante nel tempo.
Se invece osserviamo il disegno b e il particolare sottostante, ci accorgiamo che quando lo snodo è posizionato sul piano del disco l’accelerazione e la decelerazione non sono misurabili.
Pertanto per correggere la geometria sul piano verticale, la norma vuole far coincidere lo snodo col piano del disco, tant’è che molti bracci sono provvisti di questo dispositivo, da non confondere però con la regolazione del VTA (Vertical Tracking Angle) ossia l’angolo formato col piano del disco dalla congiungente l’articolazione del cantilever e lo stilo.
Per ottenere lo scopo è necessario che il braccio con il fonorivelatore già montato debba avere una caratteristica ben precisa; ossia la geometria giacente sul piano verticale che coincide col segmento della lunghezza effettiva deve essere a forma di U rovesciata con gli estremi superiori della U, rappresentati dallo stilo e dallo snodo, ambedue coincidenti col piano del disco.
In questo caso la regolazione del VTA e dell’SRA dovrà avvenire attraverso l’interposizione di opportuni spessori tra shell e fonorivelatore.
Se osserviamo attentamente il prospetto del braccio SME in fig.3 notiamo come la congiungente stilo snodo coincida col piano del disco secondo il rispetto delle indicazioni riportate in fig.5 e la U rovesciata è raffigurata da un segno grafico di colore verde tratteggiato.
In un braccio la cui geometria verticale lo prevede, alzare o abbassare lo snodo, permette di sistemare l’asse di rotazione che gli permettono di traslare verticalmente perfettamente coincidente con il piano del disco in modo che anche il segmento che unisce snodo/stilo giaccia su questo piano.
Ciò rappresenta una regola fondamentale in riferimento al corretto tracciamento, che contribuisce non poco alla cosiddetta tenuta della nota, o per meglio dire la riduce a valori non misurabili. Qualcuno obbietterà che in tal maniera non è possibile regolare il VTA o l’SRA durante il funzionamento, ma bisogna aggiungere che ciò non offre maggiori garanzie di una regolazione a disco fermo.
La regolazione del VTA o l’SRA dovrebbe essere sempre eseguita con l’aiuto di un microscopio digitale usb di almeno 200 ingrandimenti, il quale permette di valutare con precisione l’ampiezza dei predetti angoli.
A dir la verità i parametri giacenti sul piano orizzontale e sul piano verticale longitudinale, vengono poco considerati nella stragrande maggioranza dei bracci. Questi parametri non dovrebbero mai subire alcuna variazione in senso assoluto, ossia non dovrebbero variare in funzione della lunghezza effettiva ma rimanere sempre costanti.
CONCLUSIONI
Concludendo le oscillazioni dello stilo causate dalla modulazione del solco sono di ampiezza pari alle oscillazioni prodotte da un azimut ballerino e dall’accelerazione/decelerazione dello stilo rispetto alla velocità del disco.
È facile intuire che le modulazioni del solco producono le oscillazioni dello stilo e di conseguenza il segnale audio, mentre le oscillazioni di pari grado prodotte dalle cause su menzionate sono in grado di disturbare il segnale audio in maniera evidente.
Non preoccupiamoci di queste misure estremamente piccole e difficilmente controllabili; per correggerle impieghiamo bracci che possiedono la geometria come su menzionata e non preoccupiamoci di altro. Così facendo scarteremo sicuramente il 50% dei bracci in commercio facilitandoci con ciò il compito.
Alcuni appassionati nella loro vita di audiofili dopo aver ascoltato vari bracci sentenziano ad esempio …“per me il braccio x…..x è il riferimento assoluto di tutti i tempi”…senza neppure rendersi conto che per affermare ciò molto probabilmente hanno ascoltato bracci con geometrie profondamente diverse e magari corredati di fonorivelatori diversi.
Non essendo edotti sulla migliore geometria, ciò comporta confusione e difficoltà nel poter apprezzare performance superiori. A questo punto credo che le percezioni personali, quando non supportate da ascolti ponderati non debbano essere prese in considerazione quale parametro di classificazione di qualsiasi componente Hi-Fi visto che le migliorie di carattere geometrico illustrate ai punti B) e C) e la capacità di individuarle danno luogo senza ombra di dubbio a sensibili miglioramenti del tracciamento.
Qualsiasi componente della sorgente analogica, specialmente il braccio, andrebbe valutato rispetto i suoi competitor solo quando beneficia di geometrie e fonorivelatori perfettamente simili. Solo così avremo la certezza che il braccio prescelto abbia realmente performance migliori e non scaturenti da percezioni personali ormai etichettate col termine My-Fi che nel caso di specie lasciano il tempo che trovano.