Le mie ESB 7/06 prima serie Encore ovvero… la fine di un legame amoroso

Il presente articolo si riaggancia a quello scritto un paio d’anni or sono (potrete rileggerlo alla fine di questo articolo cliccando sul link) al quale aggiungo una doverosa correzione, alcuni aneddoti e mie conclusioni personali.

Errata Corrige

ESB 7/03, il woofer.

Nel primo articolo, al paragrafo “Caratteristiche Tecniche” ho accennato alle sorelle maggiori 7/05 e 7/03 ed è a carico di quest’ultima che ho commesso un refuso: sapevo bene, perché lo avevo letto più e più volte, che il woofer della 03 fosse un grosso Ciare custom da ben 46 centimetri ma… al momento dei fatti ho scritto un altro numero. Succede. Me ne scuso. 

Ringrazio il signor Lello Reali per la segnalazione e per i suoi gentili complimenti.

Contatti Ricevuti

A seguito della pubblicazione dell’articolo riguardo le più popolari e mitiche fra tutte le ESB, Audiosinapsi ha ricevuto tanti riscontri positivi all’articolo pubblicato ed io diversi contatti.

Tutte le persone con le quali ho interagito erano entusiasti possessori delle 7/06 e tutte chiedevano consigli su come personalizzarle, ottimizzarle, dove riparare o reperire parti di ricambio per i loro esemplari oppure solo per avere un cordiale scambio di opinioni. 

Ricordo il signor Marco, innamoratissimo delle sue 7/06, tanto che se ne costruì una copia esatta in MDF, per la sua seconda casa in montagna.

Saluto il signor Giacomo che ancora mi ringrazia per averlo aiutato (a distanza) ad aggiornare con la minor spesa possibile il crossover dei suoi diffusori.

Ringrazio tutti per il caloroso apprezzamento al mio articolo.

Ed infine la mia menzione d’onore va al simpaticissimo e creativo Giancarlo Grossi di Rimini, che ha addirittura comprato, sulla fiducia, una bella coppia di 7/06 che, invece di ascoltarsele in santa pace, le ha immediatamente smontate, restaurate e modificate predisponendole per la quadriamplificazione: un ampli per altoparlante… mica cose da tutti i giorni.

Le ESB 7/06 Secondo Giancarlo

Giancarlo, persona amabile, col quale siamo diventati da subito amici (per ora solo virtualmente), è partito per la tangente e si è fatto costruire un complesso stampato per il crossover, da inscatolare adeguatamente e posizionare esternamente ai diffusori, insieme a varie targhette col logo ESB.

La sua idea è quella di poter alimentare in multiamplificazione, sia attiva che passiva, le sue ESB 7/06. Anche lui, come è logico, ha rispettato i valori di tutti componenti, migliorandone solo la qualità.

La novità consiste nella totale versatilità delle nuove schede: attraverso di esse, a seconda degli ingressi scelti, si può collegare il diffusore in modo classico, con soli due conduttori; in biwiring o biamping oppure in quadriamplificazione sia passiva che attiva.

Dalle foto si evince la grande accuratezza del lavoro svolto sugli stampati. 

Vorrei evidenziare poi la pragmaticità della persona, che ha preferito utilizzare un solo connettore Speakon ad otto poli per diffusore, invece di una più audiofila ma poco pratica e costosa pletora di morsetti.

La multiamplificazione attiva avverrà invece per mezzo di un crossover elettronico a quattro vie, il quale si connetterà comunque al box in cui saranno opportunamente alloggiate le due schede ma, com’è ovvio, bypasserà i filtri passivi per dirigersi direttamente ai singoli altoparlanti.

Beh, una bella sfida che, quando sarà completata, non mancherò di ascoltare (e riferirvi) in compagnia, sicuramente piacevolissima, del suo autore.

Ascolti Incrociati e Schegge di Follia

È noto a tutti i fan delle casse in questione che le versioni successive alla prima montino, per scelta progettuale, un woofer più deboluccio del precedente. Non avendo mai riscontrato smentite ufficiali in merito, mi sono sempre fidato di quanto letto e sentito in giro.

Un giorno però il simpatico signor Roberto, della provincia di Verona, mi chiamò per sapere se anche la bobina del woofer delle mie amate arrivasse a battere sul fondo.

Rimasi per qualche attimo interdetto e poi risposi che ai volumi “realistici” cui ascoltavo io non mi era mai accaduto. Fra un’imprecazione e l’altra riuscii a farmi dire a quale volume ascoltasse lui, e, solo allora il mistero mi fu svelato: mentre io ascoltavo prevalentemente Jazz a volumi “realistici”, cioè fino a sentire rullante e grancassa come fossi seduto ad un tavolo centrale, di un club pieno di persone, lui ascoltava live Rock – illusoriamente – a volumi da concerto e per di più usando un pre con il controllo dei toni bassi al massimo. Eh, ma allora…

Eravamo in pieno lockdown ma nonostante ciò il tipo propose di passare da casa mia, in provincia di Brescia (dato che il suo lavoro gli permetteva di spostarsi indisturbato) per ascoltare se era vero ciò che affermavo dei miei diffusori. Ovviamente gli negai il permesso, rimandandolo a tempi più propizi.

Allo sblocco delle regioni, praticamente in estate, l’intraprendente veneto si ripropose ed accettai, anche perché questa volta lui avrebbe portato da me tutto il suo armamentario per confrontarlo con il mio.

Il giorno fissato il tale arrivò con un furgone zeppo di cose hi-fi e con una cassa di Valpolicella Classico Superiore tutto per me (ancora grazie).

Scaricammo i due “menhir” seconda serie, il finalone Sansui e il non preamplificatore, cioè un buon mixer analogico da studio Allen & Heat degli anni ’80.

Dopo aver ascoltato a sufficienza il sistema residente, posizionammo le sue casse al posto delle mie.

Per me le 7/06 MK II suonano altrettanto bene della prima serie ma con un pizzico di articolazione in più in basso. Altro non posso aggiungere, dato che i rispettivi crossover montano componentistica troppo diversa fra di loro.

Quando sostituimmo il mio impianto col suo, Roberto capì che se avesse voluto mantenere i diffusori, quale perno centrale del suo impianto, almeno avrebbe dovuto sostituire il suo mixer con un buon pre, magari dall’impostazione moderna; possibilmente aggiungere al suo vecchio ma ancora meccanicamente valido lettore CD, un buon convertitore, oggi ottenibile con poca spesa. 

Roberto, uomo pragmatico (benché di molte parole) cavo scettico incallito, poté constatare personalmente, direttamente sul suo impianto che i “fili” rosso e nero certamente funzionano ma i cavi di potenza (così come quelli di segnale) di buona qualità sono un’altra cosa perché, semplicemente, rivelano più musica.

Che un set di cavi di alimentazione hi-fi grade tengono più basso il livello di rumore e che questo fenomeno concorre a rivelare più dettagli a basso livello.

Che già un cavo USB da cento euro è infinitamente migliore di quello strappato via alla stampante.


Che le punte funzionano, perché senza, le ESB 7/06 presentano un basso più lungo e confuso.

Ha poi notato coi suoi dischi che il suo stesso impianto, grazie al trattamento acustico della stanza, gli rivelava particolari dei suoi CD cui prima non aveva fatto caso.

Ma, fatto più importante, Roberto comprese che per ascoltare secondo le sue attitudini è più indicato proprio un’altra tipologia di diffusori, per esempio Cerwin Vega, Klipsch, alcuni modelli JBL e così via.

Ed infine poté constatare, con sua grande meraviglia, quanto il buon Rock registrato bene non abbia comunque la dinamica di una buona registrazione di musica acustica.

Confermo la bontà del tweeter, scelto dal mai troppo osannato geniale Renato Giussani, perché perfettamente adeguato al progetto.

Dico questo perché a casa di un altro audiofilo, il signor Giovanni, ho potuto ascoltare l’impalpabile differenza (che gran miglioramento non mi è sembrato) apportata da una coppia di tweeter Vifa da una quarantina di Euro (adeguatamente allineati all’impedenza ed al livello di emissione degli altri altoparlanti), al posto del vituperato CIARE. 

Uno Sguardo in là e uno Indietro

Nonostante nel mio ambiente e col mio impianto le ESB 7/06 andassero a meraviglia e nonostante queste conservassero quell’incedere un po’ lento, quel colore un po’ grigio ma inspiegabilmente affascinante, ciò che udivo mi piaceva molto perché era sapido, completo, appagante. 

La volta in cui le vecchione suonarono in modo sbalorditivo fu quando detti in pasto al mio sistema i files rimasterizzati Hi-Res degli album di Lucio Battisti. Fu un momento incredibile! Sembrava che quegli strani cassoni fossero stati tarati proprio su quella musica.

Non solo cantautori. Con le mie ESB 7/06 ENCORE il pianoforte, la batteria, il contrabbasso diventano una vera e propria droga. E la magia si ripete anche con le voci, col violino e le chitarre acustiche anche se leggermente caratterizzate da un timbro non proprio neutro.

La perfezione, come per qualsiasi attività umana, risiede altrove ma la piacevolezza e la musicalità     delle 7/06 sono per me innegabili. Poi, che non piacciano va benissimo. Ad ognuno il suo.

I difetti tipici di queste meraviglie li conosciamo ormai bene: altoparlanti quasi tutti economici; carenza di profondità della scena (per scelta progettuale); leggerissima opacità della riproduzione; velocità e dinamica dei transienti di tipo vintage; definizione presente ma moderata; stazza ingombrante e disegno molto particolare ovvero bassissimo WAF.

I pregi invece sono: accuratezza ed originalità del progetto; riproduzione dell’intera banda audio; altoparlante dei medio alti eccezionale (con magnete in AlNiCo) per garantire una riproduzione più accurata e credibile della gamma di frequenze cui l’orecchio umano è più sensibile; fluidità; generosità di emissione e completezza del messaggio sonoro; altezza e larghezza della scena, sempre molto stabile; sensazione di presenza dei musicisti e ottima focalizzazione; pastosità e… quel qualcosa di ineffabile, cioè di magico, che incanta sempre, nonostante tutto.

Il Miglior Utilizzo delle ESB 7/06

Ora, dopo sei anni di musica con loro, mi sento di poter consigliare serenamente a chi voglia procurarsi una coppia di quei monoliti, il miglior modo di spremere il massimo da queste vecchie (ma ancora sorprendenti) casse

Per ascoltarle in modo soddisfacente occorre ospitarle un ambiente adatto a loro, cioè della grandezza giusta (circa trenta metri quadri) e acusticamente idoneo. 

L’amplificatore deve essere più potente possibile ed anche ben suonante. Purtroppo solo potente o solo ben suonante non va bene perché una parte del godimento verrebbe inesorabilmente amputata. 

Vanno benissimo – anzi meglio – anche le valvole purché sufficientemente potenti, dai 60 Watt veri(!) in su. 

È assolutamente vietato collegare le ESB ad accrocchi vetrosi orientali di dubbia qualità e spinta.

Essendo, le bestiole, impostate come monitor sappiate che loro rivelano facilmente la qualità della catena a monte ed ogni minimo cambiamento all’interno di essa, quindi anche il valore delle registrazioni.

Curare la qualità della sorgente non vi farà pentire di una eventuale spesa aggiuntiva per una buona testina o uno stadio phono o un DAC etc.

Se non volete spendere quei 200/300 Euro per sostituire tutti i componenti del crossover ma volete comunque rinnovare qualcosa allora dedicate tutto il vostro budget alle induttanze in serie agli altoparlanti, scegliendole fra le migliori in commercio ma senza esagerare.

Se ancora non siete convinti o non volete affrontare lo sbattimento di smontare, dissaldare/saldare e rimontare tutto, allora appena potete date solo uno sbirciatina alla bobina del woofer. Vedrete che vi verrà la voglia turbo di sostituirla all’istante, ché quella originale è prossima allo scandalo.

In questo caso deve essere utilizzato un induttore della massima qualità possibile ovvero ottimamente costruito, dalla bassissima resistenza serie. In questo modo si ottiene oltreché l’ovvio miglioramento del basso in tutti i suoi parametri, compresa la restituzione di una buona dose di armoniche, anche molta più intelligibilità del suono su tutto lo spettro acustico.

Un po’ di Gossip

Quali i Diffusori del mio Futuro?

Mi dispiace con tutto il cuore dover lasciare queste infaticabili macchine da musica ma, per questioni logistiche, dovrò spostare l’impianto in una stanza di soli sedici metri quadri, quindi… sto per dare l’addio ai woofer da trentadue centimetri e cioè ad una buona e gustosa quanto necessaria parte di musica.

Che fare? L’unica cosa sensata in casi come questi è cercare un due vie di alto pregio, magari anche dal suono sorprendente.

In realtà ho già iniziato “le consultazioni” e già sono un po’ sfiduciato. Ancor oggi un numero incredibilmente alto di mini diffusori, con woofer da quindici/sedici centimetri suonano mosci, fighetti, efebi o sgargianti o patinati.

Sto parlando di Proac, di Sonus Faber, di Devore; Klimo, Diapason… per i miei gusti totalmente insoddisfacenti.

Però un piccolo monitor mi ha ridato la speranza. Io amo i piccoli monitor. Qualche tempo fa possedetti a lungo i musicalissimi Crafft Monitor della Dynaudio (difficili da amplificare a dovere) e ne ero molto innamorato. Adoravo quel modo perentorio, intransigente e sincero di riprodurre la musica, la loro matericità e verità assoluta (ben sapendo che ognuno ha la sua), specie con le voci.

Cosa cerco oggi? 

Io vorrei un diffusore che in mezzo a tanto grigiore e ridondanza mi stupisse. Lo vorrei che suonasse pronto, reattivo, velocissimo, dinamico, vero, sconvolgente, totalizzante.

Ebbene questo mini diffusore esiste. L’ho ascoltato solo una volta ma tanto quanto basta per capire che, forse, la ricerca è terminata. Ovviamente questi ha un costo proporzionato alla sua qualità costruttiva e sonora ovvero molto alto, per i miei standard.

E comunque il mio impianto oggi è perfettamente in grado di pareggiare in qualità con il diffusore che ho in mente, tanto che credo meriti proprio un regalo del genere… l’impianto, mica io 😉

leggi altro articolo di Antonio Scanferlato sulle ESB 7/06