Sarà perché erano gli anni felici e spensierati , poi neanche così tanto, a cavallo fra la mia adolescenza e la gioventù o perché l’immagine iconoclastica di quel movimento musicale così variegato riverbera ancora oggi nella moda e negli spot.

Certo è che se porgo l’orecchio, le cose più interessanti nell’attuale panorama musicale vengono proprio dalla flebile, ma riconoscibilissima onda post New Wave.


Interpol su tutti ma anche Spiral 69 se restiamo in Italia e perché no …Play on Tape se rovistiamo fra le tante e belle emergenti bands italiane.

Sarà forse un ricorso storico, forse un fil rouge mai interrotto, certamente non un rigurgito. Di New Wave si è cibata l’arte, il cinema e il teatro e forse di essi si è cibata la New Wave. Sta di fatto che l’onda Post-Punk che sembrava dovesse durare giusto il tempo di una moda, dopo il suo momento di massimo sfolgorio fra il 1977 e il 1986, non solo non ha mai smesso di esistere, ma dopo essersi sfaccettata in mille prospettive si è reincarnata nel post-se stessa. E brilla tanto. Eccome brilla!

“L’incarpibilità” (è inutile che interroghiate wikipedia, non esiste … ma rende bene il concetto) immediata dei linguaggi musicali espressi, dei toni e degli umori degli artisti di questa corrente, l’ha resa magica e irresistibile come pochi altri movimenti musicali..

Dopo lo sparigliamento delle armonie e l’estrema ed ostica sintesi concettuale del Punk, l’avvento di gruppi come Clash, Talking Heads, Joy Division, Cure, Material, Tuxedomoon, Television, Pere Ubu, Psychedelic Furs, Stranglers, Ultravox, Japan, Simple Minds, Virgin Prunes, Yello, New Order, Roxy Music, Siouxsie and the Banshees, Killing Joke, Devo, B-52’s, Cabaret Voltaire, Duff, Wall of Voodo, Nick Cave and the Bad Seeds, November Group, Martha and the Muffins, XTC , Bauhaus, Urban Verbs, King Crimson, Depeche Mode, November Group, Blondie (rigorosamente in ordine casuale), confonde, inebria, sfugge ad ogni catalogazione e pur tuttavia seduce. Scale di toni e di umori che spaziano dal noir al blanc senza soluzione di continuità, caratterizzano l’intero strepitoso decennio a cavallo degli anni ’80.


In Europa i mitici Clash “The Only Band That Matters” (l’unico gruppo che conti), sono alle prese con lo sdoganamento del punk, addolcendone le ruvide sonorità pur preservandone l’asciuttezza. Lo incarnano e lo traghettano attraverso il punk rock verso sonorità reggae, dub, rap, rockabilly.


Sull’altra sponda dell’oceano, Television ma soprattutto le formidabili “Teste Parlanti” (Talking Heads) pongono consapevolmente le basi per l’elegante rivoluzione musical-culturale dell’ “Onda Nuova”.


L’album d’esordio di questi ultimi, Talking Heads 77, è da considerarsi indiscutibilmente il primo album classificabile come New Wave. David Byrne e compagni, proseguiranno la sperimentazione attraverso More Songs about Buildings and Food (78), Fear of Music (79) raggiungendo l’apoteosi musicale con Remain in Light nel 1980.

Quest’ultimo, un capolavoro assoluto di sperimentazione, ritmo e musicalità che ancora oggi sembra essere stato generato guardando nella sfera di cristallo, tanto è risultato “avanti” rispetto ad ogni altro album rock mai concepito.


In verità, la forza creativa dei Talking Heads non si esaurirà se non dopo altri quattro strepitosi album ma in quei magici anni, non rimangono soli a dominare la scena.

Le mille sfaccettature del caleidoscopio New Wave, regalano al mondo della musica le atmosfere intimistiche dei Joy Division (reincarnatisi nei New Order dopo la morte a soli 23 anni di Ian Curtis), dei Bauhaus, dei Virgin Prunes; l’allegria ritmica e travolgente dei B-52’s e dei Devo; i fragorosi asincronismi dei Pere Ubu; il perfezionismo tecnico delirante dei King Crimson di Discipline e Beat. S’intenda, solo per citarne alcuni.

Nulla in questo movimento è uguale a se stesso. Nulla è banale. Nulla ripetitivo.


Fin troppo evidente la grandezza dei Cure, fin troppo scontato tessere le lodi di un signore dal nome Nick Cave. Impossibile trattare in un articolo che non ha tanta pretesa, l’influenza epocale di un tal Brian Eno, Deus ex Machina di tutto ciò che ha un senso nella musica dagli anni 80 in poi.

Bisognerebbe chiederlo agli U2 e ai Radiohead, bands dalla fama planetaria ma la risposta sarebbe più che scontata, ne son certo.

In Italia, la New Wave trova terreno fertile soprattutto nel popolo universitario, Bologna “La Dotta” e il suo Dams a generarne il trend ; vedono la luce eccellenti produzioni di tre gruppi fiorentini come Diaframma, Liffiba e Neon, ma anche Gaznevada, Denovo, Krisma e i Decibel di Enrico Ruggeri. Ma il calderone ha maglie cosi larghe da poter includere tranquillamente CCCP, i Frigidaire Tango e persino i leccesi BandAid.

L’onda britannica e quella degli States ha peraltro un canale d’elezione attraverso una delle più belle trasmissioni di successo mai prodotte dalla Rai come Mister Fantasy. Al mio facebook-amico Carlo Massarini, va tutta la riconoscenza degli over-forty come me per lo spazio dedicato a Tuxedomoon, Talking Heads, Human League, Ultravox e tante altre perle.

Non sarò stato esaustivo, certamente. Ma tanti bei nomi dimenticati dai più, accantonati da molti, idolatrati da altri, credo meritassero per una volta una comunanza senza scale gerarchiche e classificazioni sterili. Belli per sempre e fortunatamente per pochi.