Nascono nel 1994 ed esordiscono cinque anni dopo con l’album “fever in the funk house”. In seguito sono stati pubblicati altri cinque dischi, ad esempio “after dark, my sweet”, disco che ha diviso nettamente in due gli ascoltatori visto che c’è chi lo giudica un progetto ambizioso che non risponde bene alle aspettative create, e chi lo considera una piccola perla della loro discografia. Se c’è una cosa certa, è che i Julie’s Haircut hanno la grande capacità di cambiare e rinnovarsi a ogni nuova uscita, tant’è che sembra di ascoltare ogni volta una band completamente diversa da quella dell’album precedente tuttavia questa volta sono riusciti a dar vita ad uno stile musicale e, contemporaneamente, visivo che non ha nulla a che fare con tutti i lavori precedenti.
Affascinanti trame psichedeliche la fanno da padrona, sia che ci si muova su ritmiche di stampo Prog (l’accoppiata di apertura “ashram”/”tarazed”), sia che si finisca avvolti in atmosfere nebbiose, come quelle di “sator”, mentre altrove sono gli spasmi elettronici, che dominano ad esempio “taarna” e “taotie”, a disegnare geometrie colorate ed ipnotiche. La musica spazia dal rock alla psichedelia , dall’elettronica al minimalismo con richiami al Jazz, alla musica Etnica; Per la prima volta in un album della band non compaiono testi o parole: le voci presenti in alcuni brani sono utilizzate come strumenti, elemento ulteriore che va ad arricchire la tessitura del suono.

Qui dal vivo in un contesto suggestivo suonano l’ intero album. Spirituale.