Alcune note in libertà sul brano For No One dall’album Revolver ( Agosto 1966).

Dopo otto mesi da Rubber Soul usciva in Inghilterra l’album Revolver da molti considerato uno dei migliori lavori ( se non il migliore) del quartetto di Liverpool.

È unanimamente considerato un capolavoro dei Fab Four e la rivista Rolling Stone lo pone al terzo posto nella classifica dei migliori 500 album di musica pop.

Uno dei quattordici brani contenuti nell’album si intitola For No One, ballata apparentemente semplice di appena due minuti che apre con una successione di accordi discendenti.

Una storia d’amore finita male, un sogno che sarebbe dovuto durare per sempre ma che inspiegabilmente finisce. Lei non ama più lui.

Solo Paul e Ringo sono presenti in studio per registrare il brano. Paul alle tastiere e al basso e Ringo alla batteria ( …in effetti solo al charleston) e al tamburello. In quel periodo i Beatles erano ancora una band ma ognuno di loro perseguiva progetti propri e diversi e spesso all’insaputa l’un dell’altro. Solo George Martin e Ringo facevano da trait d’union cercando di conservare i legami tra di loro.

Il brano, come detto, è semplice e al tempo stesso accattivante. La calda voce di Paul è accompagnata dal pianoforte ritmato e dal semplice battere di Ringo.

Eppure il compositore Nicola Piovani ebbe a dire in una intervista alla radio di qualche anno fa che avrebbe dato qualsiasi cosa pur di potere scrivere una composizione come questa. Si tratta di elevare ad arte la semplicità.

Paul sprona George Martin a cercare qualcosa di innovativo e di non convenzionale e insieme fanno uscire dal cappello a cilindro un paio di vere chicche. Grazie alle amicizie di George Martin tra i componenti della scena musicale Londinese di musica classica, convocano il primo corno della BBC Symphony Orchestra – tale Alan Civil – per infilare nel brano un “a solo” di corno.

Detto artista contendeva in quel periodo la palma di miglior cornista del Regno Unito a tale Barry Tuckwell, il sosia di Frank Zappa (nel senso che in alcune foto è uguale sputato al chitarrista USA).

Il cornista Alan Civil entra in studio curioso e sorpreso al tempo stesso. Abituato a Mahler e Beethoven si trova alle prime spaesato. Gli chiedono di suonare un “a solo” di corno e Paul glielo canticchia mentre Martin lo schizza sul pentagramma. 

Martin si accorge che Paul sale troppo alto e arriva al Fa mentre la nota limite del corno è un Mi.

Lo fa presente a Paul ma Paul gli strizza l’occhio e si scambiano uno sguardo complice sussurrando tra loro : “vediamo cosa sa fare”.

Ora il Fa alto per un cornista è un po’ come l’aglio per il vampiro. Si può fare ma tutti lo evitano perchè troppo difficile.

Dalla control room danno il take per mr. Civil ma questi si ferma e guardando il pentagramma, esclama : “…Hey George, there must be something wrong over here”.

George : “Try your best Alan, would you?”

Alan suda ed è nervoso ma lascia ai posteri quello che diventerà a suo dire  e di tutti l’ “a solo” della vita. Nel suo registro alto il corno, nelle mani di Alan diverrà una tromba pur rimanendo un corno.

George si rese subito conto del piccolo miracolo compiuto dal cornista e dalla vetta tecnica e artistica raggiunta e impallidì quando, dopo un paio di takes di rifinitura, sentì Paul dire serafico: “C’mon Alan, I know you can do it better”. Paul era così.

Ma non è tutto. George Martin da casa sua carica in auto un clavicordio e propone a Paul di duettare con lui alle tastiere.

Il clavicordio è uno strumento a tastiera molto antico e in disuso da più di due secoli. Si può trasportare facilmente e dove lo appoggi, lui sta.

Le sue dimensioni sono ridotte ( L 130 cm, D 50, H 30) e la cassa armonica costretta in poco spazio. 

Ha un suono delicato e discreto. J.S. Bach lo usava durante le ore notturne per comporre e durante il giorno per impartire lezioni ai figli o agli allievi.

Nel brano sul disco si sente il clavicordio duettare in alcuni momenti con il pianoforte di Paul.

L’uso del clavicordio e del corno suonato nel suo registro superiore a richiamare gli stilemi barocchi suggerirà a qualche critico il termine di “pop barocco” riferito a questo brano.

Affermazione su cui personalmente dissento. Gli interventi dei due strumenti sono minimi e la cifra della composizione è la stringatezza e la semplicità unite a stati d’animo e sentimenti che il testo e la musica sanno evocare.

Sempre Nicola Piovani nell’intervista radiofonica accostò Paul al genio di Stravinsky che nell’incipit de La Sagra della Primavera fa suonare un fagotto nel registro acuto facendolo assomigliare a un oboe.

Alla prima esecuzione a Parigi nei primi anni del XX secolo La Sagra della Primavera procurò un certo scandalo.

Camille Saint Saens era presente nel suo palco insieme a suoi colleghi ed esclamò stizzito : “Non ditemi che quello che sto sentendo è un fagotto che suona”.

Abbandonò disgustato la sala prima del termine. Era l’800 che svaniva e il ‘900 che avanzava.

Stravinsky, anche lui presente in sala e nascosto nel suo palco mandava occhiate di approvazione a un giovane Pierre Monteux che dirigeva l’orchestra.

NOTE ULTERIORI.

1) La canzone fu scritta da Paul durante un periodo di vacanza sulle nevi svizzere lontano dagli altri Beatles. Dopo le riprese sulla neve del film Help ci aveva preso gusto e nell’inverno del 1966 affittò uno chalet a Kloster insieme alla compagna del tempo Jane Asher per sciare e rilassarsi.

Paul dirà di averla scritta in bagno mentre osservava Jane che distrattamente e in modo svogliato si truccava davanti allo specchio (immagine che torna nel testo della canzone).

2) La vacanza lontana dagli altri della band faceva bene a Paul.

In vacanza scrisse anche Yesterday e Things we say today.

3) John Lennon, intervistato negli anni ’70 dalla rivista Playboy ammise che, anche se firmata Lennon- McCartney, la canzone è tutta farina del sacco di Paul e dichiarò che considera For No One una delle cose migliori mai create da Paul. Detto da lui non è poco.

4) Altri artisti hanno ripreso il brano. Tra i più famosi Emilou Harris e Rickie Lee Jones. Meglio Rickie Lee.

5) Per gli addetti ai lavori: 

il brano non termina con la nota tonica ma chiude con la sensibile sull’accordo di dominante. Un espediente che Paul userà ancora negli album a venire.

6) Per i più distratti e pigri:

il corno in questione è il cosiddetto corno francese, quello che associamo a immagini bucoliche e scene di caccia. È il suono che richiama le mucche al pascolo alla fine del temporale estivo (e introduce l’ultimo movimento) nella Sesta Sinfonia Pastorale di Beethoven.

Ma è anche il suono del lungo “a solo” nel secondo movimento della Quinta Sinfonia di Tchaikovski all’ascolto del quale ogni cuore si strugge.

Esiste anche un altro tipo di corno, il cosiddetto corno inglese alle volte usato nelle compagini orchestrali dalla forma che richiama un grosso oboe.

Sibelius ci andava matto e lo usò in modo esemplare nel suo poema sinfonico Il Cigno di Tuonela.

7) Alan Civil, in una simpatica intervista, disse che quel “a solo” di trenta secondi gli aveva cambiato la vita.

Dichiarò che la sera al pub con i colleghi e amici gli capitava di raccontare la sua giornata. 

” Oggi ho suonato con Otto Klemperer e con Sir Georg Solti”

Ma tutti, colleghi, amici e parenti volevano solo sapere di quella volta negli studi Emi di Abbey Road.