Eravamo un gruppo di amici che avevano cominciato la scuola assieme. Dalla prima elementare fino al liceo scientifico. Erano gli anni ‘80 e si viveva il boom degli impianti hi-fi, non si inseguivano playstation, non si inseguivano telefonini all’ultima moda, noi inseguivamo le “gonne”. Eppure c’era altro, eravamo tutti interessati all’alta fedeltà e alla musica; passavamo il tempo, dopo aver studiato (o quasi) ad ascoltare gli impianti e la musica a casa degli amici.

C’era Aldo (il balengo) che aveva un impiantino del padre costituito da un Nad 90, giradischi AR e Bose 301, Nicola (the nigger) con un impianto full Kenwood e diffusori Modulo Black Line, Massimo (popina) con un impianto full Luxman, L530, PD375, KA 15 e diffusori Miller & Kreisler (sub e satelliti), Roberto (o’gres) con un impianto full Pioneer della serie 9, diffusori HPM 1100 poi seguiti da una coppia di JBL L220, Vincenzo (rocketz) con un impianto del padre pre e finale Spec 1 e Spec 2 della Pioneer, giradischi Garrard, tuner Hiletron e diffusori Tamon, Emilio (mimilio) con pre e finale Sherwood, giradischi Luxman PD284 e diffusori Altec e poi c’ero io, ampli Fisher CA3020, Giradischi Sony LX22, Deck Teac V50 e diffusori RCF BR1037.

Era un continuo bruciare tweeter e finali, si sparava distorsione a raffica; i nostri poveri altoparlanti erano sottoposti a torture inimmaginabili. Roberto bruciava il tw a nastro delle mastodontiche HPM 1100 almeno una volta alla settimana, tanto che il padre decise di riportarle da Ranieri (Via Sparano – Bari) convinto che fossero difettose e tornò a casa con una coppia di mostruose JBL L220 (riuscì a distruggere in poco tempo anche i due enormi woofer delle malcapitate). Quanto mi era costato ottenere l’impianto hi-fi, mesi di “appostamenti” e “preghiere” a mio padre, uomo molto concreto, che si convinse solo dopo che dimostrai di essermelo meritato (una sfilza di otto ricevuta nei compiti in classe di latino, matematica ed italiano). Alla fine riuscì ad entrare in possesso dell’agognato impianto, scelto con cura in tre negozi diversi sulla base delle prove e recensioni lette sulle riviste del settore, per avere le RCF dovetti aspettare un mese (ordinandole alla GBC) perché i negozi di Andria non trattavano il marchio.

Il virus dell’hi-fi mi aveva infettato irrimediabilmente. Con la paghetta settimanale era un continuo acquistare cassette per registrare i dischi degli amici. I continui confronti con gli impianti altrui faceva nascere in me il desiderio di aggiungere altro al mio impiantino (costato all’epoca 1.500.000 lire). Mentre i miei amici man mano perdevano interesse, io mettevo i soldi da parte per poter comprare altri apparecchi e diffusori. Ma io sapevo cosa desideravo, io volevo l’impianto come quello di Massimo, con un suono definito e delicato, setoso e profondo, io volevo il Luxman L530, il giradischi con il VDS PD 375, la sua magnifica piastra di registrazione cassette. Un giorno o l’altro l’avrei avuto.

Ebbene, il mio amico, che nel frattempo si era trasferito a Milano per frequentare la Bocconi, durante le vacanze estive dell’88, mentre bighellonavamo per i viali assolati della villa comunale mi dice : “Vincè, ti ricordi il mio giradischi? la mia piastra di registrazione? Li devo buttare perché si sono rotti, mentre l’amplificatore e la radio me li porto a Milano”. Mi sono precipitato a sollevare l’amico dall’incombenza di doverli buttare….povero amico si sarebbe stancato.

Dunque, con il tempo mi sono capitate altre occasioni e sono riuscito ad entrare in possesso del fratello minore del’L530, l’ampli dei miei desideri, l’L510, un gioello di tecnica progettistica, un amplificatore straordinario. Di fatto sono riuscito a ricomporre l’impianto dei miei sogni adolescenziali, a cui manca per essere completo solo il sistema sub e satelliti della Miller & Kreisler.