“Le Porte del Domani” non è un disco qualunque, ma la personale e originale continuazione della storia di “felona e sorona”, capolavoro del 1973 de Le Orme di cui abbiamo parlato nel primo post di questo thread. 
Il gruppo del poliedrico compositore/autore/bassista Fabio Zuffanti si è coraggiosamente messo in gioco provando a fare ciò che nessuno mai aveva fatto prima: attualizzare un discorso iniziato quarant’anni fa che ancora oggi offre spunti artistici su cui riflettere. Il “concept” originario delle Orme è, infatti, una metaforica rappresentazione dell’eterna lotta tra il bene e il male, tra forze positive e forze negative, tra luce e buio; Una storia universale di diversità e ineguaglianza rimasta irrisolta alla fine del disco il cui ultimo brano si intitola significativamente “ritorno AL nulla”. Proprio quest’ultima caratteristica ha offerto lo spunto per l’ispirata continuazione e conclusione della saga fantascientifica, filtrata dalla band Genovese in un’originalissima elaborazione musicale. 
Lo stesso anno è stata pubblicata anche una versione con i testi tradotti in lingua Inglese per i mercati anglofoni dal titolo “the gates of tomorrow”. 

La formazione è quella di sempre: Alessandro Corvaglia (voce, chitarre acustiche, 12 corde ed elettriche), Maurizio Di Tollo (batteria, percussioni, cori), Agostino Macor (pianoforte, rhodes, hammond, mellotron, minimoog, synths, mandolino, campane e molto altro), Andrea Monetti (flauto) e Fabio Zuffanti (basso, campane), a cui si aggiungono gli ospiti Laura Marsano (chitarra elettrica solista) e Martin Grice dei Delirium (sax, flauto).

Il concept, una suite di 45 minuti divisa in nove capitoli, affronta la lotta tra i due pianeti (uno luminoso e l’altro buio) che si risolverà grazie a due amanti provenienti dai due mondi e all’intervento ultraterreno della Divinità che li protegge. 
Ma proviamo a seguire la storia dall’inizio alla fine. Per l’ eccessiva lunghezza devo dividere in due parti questo racconto.

In “ritorno DAL nulla”, titolo del primo brano che mette in evidenza il collegamento con il “concept” originario, Sorona è ora illuminato dalla luce mentre Felona è caduto nel buio perenne. Gli abitanti di uno sono rinati a nuova vita, gli altri sono caduti nella disperazione delle tenebre. Felona si sente usurpato della sua fortuna e pensa che tale situazione sia opera di un sortilegio di Sorona. Felona decide quindi di riprendersi con la forza la sua luce e il suo benessere. 
Musicalmente si ricollega a “sospesi nell’incredibile”, (opener di “felona e sorona”), il cui tema principale viene qui riproposto dai synths di Macor. Al granitico basso di Zuffanti e all’eccellente drumming di Di Tollo si contrappongono i suoni atmosferici delle tastiere e il morbido flauto di Martin Grice. Un’aura Crimsoniana si diffonde lungo tutto il brano. Una tempesta emotiva che cresce con l’ingresso di Corvaglia per poi esplodere nel solenne finale dominato da chitarra e tastiere. Fa un certo effetto l’assonanza del verso finale “le fantasie svaniscono al suono di sirene”, scandito da Corvaglia, con l’originale “le lacrime svaniscono al suono di campane” di Tagliapietra.

 
 

 
“Ritratto di Lui”: Un soldato di Felona durante una battaglia viene a contatto con una donna di Sorona. Nasce un’unione che supera le barriere e nonostante le difficoltà i due giurano di rimanere insieme e cercare una soluzione al delirio che coinvolge i loro due mondi.
Le ansie e le paure del soldato di Felona caratterizzano la sofferta interpretazione di Corvaglia. L’atmosfera fredda creata dalle macchine di Macor è solo in parte smorzata dal caldo flauto di Monetti.

“L’enorme abisso”: L’ Essere Supremo (il Creatore, ricordate?) assiste alla lotta tra i due pianeti rendendosi conto con tristezza che per quanti sforzi lui faccia non potrà mai esistere un equilibrio di felicità per tutti. Osservando l’abisso che lo separa dagli uomini avverte ancora di più la sua solitudine e impotenza.
Il sound si ispessisce, vivacizzato tanto dai ricercati suoni delle tastiere quanto dalla ritmica di Zuffanti e Di Tollo. Ad impreziosire il brano ci pensano i solenni passaggi chitarristici e i continui avvicendamenti tra il flauto e il sax.

“Ritratto di Lei”: Lei (la donna di Sorona che si è innamorata dell’uomo di Felona) è dotata di poteri che le permettono di capire che il destino dei loro mondi è governato da un’Entità sovrannaturale (l’ Essere Supremo). Propone quindi a Lui una sorta di viaggio mentale che possa raggiungere l’Entità nel suo regno al di fuori del tempo per chiedere il tanto agognato equilibrio tra i due pianeti.
Cori femminili sintetici aprono la strada al canto di Corvaglia, il cui tono teatrale rievoca la straordinaria “750.000 anni fa… l’amore?” del Banco. Ottimo lavoro di Macor che procede dapprima con soluzioni minimaliste e delicati carillon per poi dedicarsi a sottilissime stratificazioni sonore.

“Viaggio Metafisico” è il viaggio dei due amanti verso il dominio dell’ Essere Supremo.
Un vero e proprio wall of sound lungo quasi quattro minuti! Parte spedita la Marsano, impegnata alla chitarra solista, seguita a ruota dal vivace flauto di Monetti e dalle tastiere di Macor. L’esplosiva sezione ritmica (qui davvero in gran forma) vede un Di Tollo furioso assecondato ruvidamente dal solito Zuffanti. La natura più heavy del brano spinge Corvaglia verso un cantato più duro e scandito.

“Alba nel tempio”: Lui e Lei riescono infine ad arrivare nel tempio situato in una dimensione ultraterrena. Immenso quanto un pianeta e simile a una costruzione in rovina, si presenta a loro fluttuando nel cielo in una maschera di pietra l’ Essere Supremo.
Corvaglia descrive con grande liricità e dovizia di particolari le rovine del tempio così come si presentano alla vista due amanti. Ancora una volta sono le tastiere a sostenerlo prima dell’ingresso di Monetti e della Marsano. Proprio la chitarrista, nel finale, sfodera un dei suoi epici soli.

“Luce sui due mondi”: Al centro dell’immensa costruzione avviene l’incontro con il Creatore il quale si rende ben presto conto che i due amanti sono la dimostrazione vivente del fatto che solo due poli opposti possono creare equilibrio e unione. Improvvisamente il suo Essere si scompone in una luce immensa che illumina tutto il cosmo e fa nascere un nuovo essere dall’unione dei due. I due pianeti hanno per la prima volta entrambi la luce e l’uomo nuovo sarà la speranza per il domani.
Questo è il momento topico dell’ album. Chitarra, flauto e percussioni creano un’atmosfera bucolica nella quale Corvaglia descrive la nuova alba dei due mondi e l’instaurarsi di un nuovo equilibrio. Il suono man mano si struttura e, in un continuo crescendo, culmina con le svisate ai synths di Macor che dapprima ripropone il tema originale di “sospesi nell’incredibile” e poi rievoca echi Battistiani con alcuni umori de “il nostro caro angelo”. Che bravura questi Musicisti!

“Alle porte del domani”, ultimo pezzo, è il viaggio di ritorno dei due amanti verso i loro mondi uniti.
L’ultimo capitolo è anche l’unico strumentale dell’album. Sonorità più oscure e hard sono il pretesto per creare il logico collegamento con “ritorno al nulla”, anch’ esso brano strumentale posto in chiusura di “felona e sorona”.

Che dire… un’opera che per audacia e spessore culturale merita di riscuotere lo stesso successo ricevuto del capolavoro che l’ha ispirata, imho.