Passato.
Sino dai primi anni 80 e per più di un ventennio, l’ americana Apogee acoustic ha rappresentato per il mercato dei sistemi di diffusione,  una delle migliori case costruttrici di diffusori a nastro ribbon magnetodinamiche a dipolo.
Qui siamo nella fascia dei “pannelli suonanti”, dove alla supremazia di quei tempi e non solo, dettata dalle Magneplanar, si affiancò anche il marchio Apogee (ma anche Stax ed Eminent Technology). Certo poi c’erano altre tipologie di diffusori spesso ibridi come Martin Logan, oppure le famosissime Quad e poche altre.
Le Apogee sono praticamente a nastro in tutte le loro parti, sia i due che i tre vie, (ci furono anche un paio di modelli ibridi). La costruzione vedeva dei pannelli trapezoidali, che salivano di grandezza e di prezzo all’aumentare di fascia, insomma più erano grandi e più costavano e verosimilmente, meglio suonavano.
Al centro, per quasi tutta la cassa, si trovava un grosso nastro di alluminio trattato, e ricoperto con una finissima pellicola di nylon speciale, non era liscio ma zigrinato a mò di fisarmonica. Questo per la sezione bassi, per le gamme alte c’erano dei piccoli nastri posti ai lati dei ribbon dei bassi che percorrevano verticalmente i pannelli, occupandosi delle frequenze medie e medio/alte. Bello e suggestivo era soffiargli sopra e farli muovere, appunto solo con un soffio tant’era la loro sensibilità meccanica I ribbon venivano mossi da una serie di calamite a listelli orizzontali poste dietro i nastri per la parte bassa, e lateralmente e verticalmente per i nastri delle alte frequenze. I crossover erano abbastanza complessi e spesso con cablaggi in aria. Per i grandi modelli erano esterni. Le casse erano inoltre abbastanza pesanti arrivando a pesare anche 100 kg per diffusore. Per spazi più ampi e per i più esigenti, Apogee decise di dedicare per alcuni modelli un subwoofer attivo che faceva parte integrale del sistema stesso, uno per diffusore. Per i prezzi si andava dai 4000$ la coppia sino a oltre i 100.000$…

Presente
Non voglio entrare nel dettaglio di come suonano (ci sono più modelli) ma esprimere a grandi linee il loro sound che è d’impostazione simile tra i vari modelli. Come suonano? Molto bene secondo me. Ogni modello è diverso nel modo di porgere il segnale musicale nonostante come detto l’impostazione e la filosofia fosse quella, alcuni modelli sono molto più raffinati soprattutto in gamma media e alta, oltrechè più completi in tutto lo spettro sonoro. Dinamica, velocità, versatilità le loro più grandi qualità, unite al piacere di ascolto. Suonano tutto, dalle grandi orchestre ai quartetti da camera, dal jazz al rock più duro. 
Alti cristallini, gamma media presente non calde e a volte sdolcinate come alcuni diffusori, (non è una critica ma un’impostazione), raramente si possono sentire dei bassi così dinamici e controllati, quasi marmorei in un diffusore di così  grande stazza che in alcuni modelli supera i due metri.
La scena, se ben posizionate, risulta profonda e ampia; gli strumenti sono lì dove devono essere; i nastri sono veloci e si ha la percezione di tutto ciò. E allora il problema? Non esiste. C’è il fatto che per piazzarle e farle rendere per come sono state progettate, bisogna avere dei grossi spazi, essendo a dipolo vogliono almeno un metro e mezzo dalla pareti posteriori. Le Apogee Grand possono suonare in saloni da 120 mq ma sono davvero molto ostiche da pilotare, spesso con moduli che scendono sino ad 1 ohm e 80 db d’efficenza.  Amano dunque ampli “correntosi” molto “correntosi” e  in quegli anni, i Krell la facevano da padrone in coppia con Apogee, ma anche i vecchi Threshold non sfiguravano. Spesso ho visto e sentito chi le “faceva suonare” ma pilotare le Apogee è ben altra cosa che “farle suonare”. Insomma, il mio sogno sarebbe un giorno di ritornare ad avere un grande salone, con due Apogee  pilotate da due finaloni monofonici come in quegli anni.
Voglio fare una menzione ad una casa che al finire dell’ epoca Apogee, “rubacchiò” il modo di fare casse facendo dei progetti quasi identici: http://www.analysisaudio.com/
Nell’usato si trova qualcosa, con prezzi tutto sommato accessibili rispetto al valore della loro costruzione. Oggi un diffusore del genere, verrebbe proposto a prezzi irraggiungibili per i più  e a dire il vero anche a quei tempi non erano propriamente “regalate”.
Bisogna fare attenzione allo stato dei pannelli, che non siano ossidati o abbiano subito rigonfiamenti; devono essere sempre ben tirati, poi superati i problemi di pilotaggio e spazio il tutto è fatto.
Ho cercato di riassumere a grandi linee Apogee Acoustic e credo di poter aggiungere che almeno una volta nella vita bisognerebbe ascoltare delle Apogee, per qualcosa di diverso, per qualcosa che rimane nella memoria e storia dell’hi-end.
Qui ci trovano tutti gli approfondimenti per ogni modello: LINK