Fine del Gioco!

Una fortunata catena di eventi mi ha portato a conoscere, di là nelle dolci lande prossime a Venezia, il signor S.B. (cito solo le sue iniziali per riservatezza).

Il punto di contatto e l’innesco di tutto è stato il ritiro di un amplficatore. Un monotriododo che appartiene ormai alle glorie della migliore alta fedeltà italiana: Lo Scherzo di quel Luca Chiomenti progettista illuminato e universalmente apprezzato.

Il signor S.B. è una persona autenticamente squisita. Mi ha accolto nel “covo” come fossimo vecchi amici. Dapprima ci siamo soffermati ad elogiare le mirabilie di quei milleseicento milliWatt di potenza per canale, unico vero limite del mini monotriodo con le valvole PCL 82; poi, vinto dalla curiosità dei molti oggetti da musica presenti nella saletta, ho chiesto di presentarmeli.

Ma il signor S.B. ha fatto di più, me li ha fatti brevemente ascoltare; entrambi avevamo altri impegni imminenti, promettendoci un ascolto approfondito e un’intervista a breve.

Già da quei brevi istanti d’ascolto, il vero significato della frase “riproduzione realistica della musica“, da noi audiofili abusata fino alla nausea, ha assunto finalmente un senso letterale.

Forse molti storcerano il naso e legittimamente, penseranno alla solita iperbole da recensore audio. Ma qui non sto presentando un’azienda produttrice; vorrei solo raccontarvi la mia esperienza che oso definire “mistica”.

Quando io e il signor S.B. ci siamo rivisti, immaginavo di realizzare un’intervista con domande tipo: «quale fu il primo LP che comprasti; quale fu il tuo primo stereo; come sei arrivato ad assortire il tuo ultimo impianto e via curiosando».

Invece la chiacchierata si è svolta sin da subito in modo talmente amichevole che i quesiti da me immaginati sono diventati inutili.

Parlando di tutto, ci siamo ritrovati umanamente vicini in tanti principi, con la stessa immensa passione per la musica e con gli stessi gusti. Audiofilisticamente? Beh no! Lui è anni luce avanti.

Prima però di citare marchi, modelli e e narrare di suoni è indispensabile una premessa: le macchine da musica presenti nella sala d’ascolto del signor S.B. non si trovano lì per caso o per blasone, ma per precisa scelta musicale, dunque per il loro suono o per la loro precisa funzione.

Un impianto come quello ascoltato, lo si compone solo dopo aver metabolizzato il suono degli strumenti dal vivo ovvero se si frequentano assiduamente concerti di ogni genere, eseguiti in ogni tipo d’ambiente. Ma non basta, perché si devono possedere le capacità culturali e cognitive per concretizzare ciò che si ha nella mente e nel cuore.

E veniamo finalmente agli oggetti, che forse tali non sono perché ognuno di essi ha la sua storia e dunque un’anima. 

Mentre il signor S.B. sceglieva i dischi, io avevo occhi solo per i grandi e piccoli registratori a bobine: Studer, Revox, Telefunken.

Per il suo Garradzilla col plinto in ardesia, il piatto in bronzo, il perno custom con tolleranze strettissime e il braccio autocostruito.

Per il fonorivelatore a bobina mobile Lumiere ed infine, per i diffusori a tromba con i mitici drivers Goto!

Io amo il suono accurato, dinamico, immediato, naturalmente dettagliato dei migliori diffusori a tromba, ma non ne sono particolarmente attratto per via della difficile messa a punto in ambito domestico.

Qui però siamo su di un altro pianeta. Primo perché i driver Goto non sono minimamente paragonabili, per progettazione, costruzione e funzionamento a quanto circola in ambito alta efficienza; poi perché essi sono concepiti proprio per essere inseriti negli striminziti ambienti giapponesi.

Il principio informatore alla base del funzionamento di questi incredibili altoparlanti è che essi devono emettere un bel pò di suono già con un soffio di potenza, con frazioni di watt.

Il preamplificatore è un oggetto artigianale di livello stratosferico, il cui stadio phono fa uso delle rare quanto incredibili valvole Western Electric 437A.

Il finale invece è un modernissimo classe D: il NuForce MCA 20 Stealth, otto canali.

Scelta geniale perché ogni singolo altoparlante ha il suo amplificatore dedicato. E poi, scelta molto esoterica, al posto del crossover tradizionale vi è un trasformatore dedicato ad ogni altoparlante, che taglia con pendenza di 6dB per ottava.

Tutti i nastri e gli LP ascoltati sono originali ed interamente analogici (da Master Tape R2R).

Il suono di tutto questo?

Beh, le solite terminologie audiofile questa volta non sono funzionali alla descrizione dell’esperienza vissuta.

Il suono dell’impianto del signor S.B. è un non suono. Ciò che che si ode non ha nulla di artificiale. Non si ha mai l’impressione di ascoltare musica riprodotta, neanche ad occhi aperti.

Il corpo e la mente credono di assistere all’evento musicale stesso.

Il cervello, durante l’ascolto, ha partecipato sospendendo le funzioni critiche, accelerandomi leggeremente il battito cardiaco, procurandomi una leggera sudorazione sulla fronte e sui palmi delle mani.

Il solo problema manifestatosi durante questa incredibile esperienza è la consapevolezza della fine dell’esperienza stessa.

Siccome è impossibile spiegare a parole quanto ho vissuto, mi soffermerò solo sulla riproduzione del dettaglio, che alla fine è la chiave di tutto, secondo me.

Negli impianti normali, ovvero quelli allestiti intorno a diffusori a bassa efficienza, il trattamento e la qualità del dettaglio è quasi sempre la pietra di paragone fra un un buon impianto ed un’altro meno buono.

Noi audiofili ci meravigliamo quando ne incontriamo uno che ci fa ascoltare, senza sforzo, tutto ciò sia inciso in un supporto. Poi magari ne valutiamo la raffinatezza, la liquidità, la matericità, la verosomiglianza con la realtà, le eventuali carenze o sottolineature e così via.

Ascoltando l’impianto del signor S.B. non si ha mai l’impressione di essere di fronte ad un suono dettagliato; dopo un po’ ci si rende conto che, anzi, il suono è dettagliatissimo ma non ci si fa caso se non vi si pone specifica attenzione.

Perché accade questo? Perché l’insieme – dalla testina ai diffusori – non imprime nessuna compressione al suono. I dettagli, o meglio la micro dinamica, che è naturalmente a basso livello, rimane al suo posto, perché le elettroniche e i diffusori non li elevano fino a portarle alla nostra attenzione (come nel caso della bassa efficienza). Ciò avviene per merito di una gamma dinamica amplissima. Mostruosa! Solo educata a tal punto da esserci ma senza farsi notare.

Non aggiungo altro; un risultato del genere è tutt’altro che scontato. Non bastano gli altoparlanti migliori del mondo per ottenere il suono migliore possibile, ci va il manico!

Capisco che a molti lettori verrà il lecito dubbio che io stia esagerando. Capisco e perdono perché non mi conoscono e soprattutto non erano lì con me.

Tutto quello che posso fare è invitare costoro ad approndire la filosofia dell’alta fedeltà più estrema nel Sol Levante, per capire fino a che punto la mente umana possa arrivare a scendere così nel dettaglio, appunto, per risolvere – letteralmente a qualsiasi costo – il problema della corretta riproduzione dell’Arte dei Suoni in ambito domestico.

Breve cenno sugli altoparlanti Goto

In principio fu l’olimpico WE 555, driver per medioalti della mitologica Western Electric, progettato nel 1928, tutt’ora amatissimo e ricercatissimo dai più impallinati. Fu la fonte d’ispirazione del maestro Yoshimura, che coinvolse il suo allievo Goto nello studio del driver perfetto (grandemente incalzato a fare sempre meglio da Takeshi, ragazzo dalle orecchie d’oro).

L’approccio di Goto (ma anche di ALE e TAD) è concettualmente semplice: per riprodurre correttamente tutte le informazioni, comprese quelle più microscopiche, presenti nei vari supporti si deve fare in modo che gli altoparlanti le rilevino e le trasducano pari pari.

Per ottenere quanto premesso, Goto produce drivers a compressione a partire da 110dB, i quali utilizzano membrane in berillio o in titanio, leggerissime ma estremamente rigide, le cui bobine mobili sono immerse in magneti in AlNiCo, dal flusso potentissimo e perfettamente focalizzato.

La loro tenuta in potenza va da 5 Watt del tweeter ai 40 Watt del woofer più grande (15″, 100dB), con bassisime distorsioni.

Il signor S.B. ha scelto di utilizzare delle trombe circolari per la riproduzione della gamma medio-alta, media e mediobassa.

Per la gamma bassa, invece, la tromba è stata fatta costruire appositamente: la Elodis-SUB TG, che con i suoi due poderosi woofer Goto SG38W da 15″, ciascuno offre 109 dB a 35Hz (+/- 0,5 dB).

Spero che una simile esperienza possano farla tutti gli audiofili amanti della musica, per capire quanta dedizione, quanta cura, quanta competenza musicale e non ultimo quanto impegno economico occorre per poter fare in modo che alla fine sia solo la musica ad avere il sopravvento su tutto ciò che occorre per riprodurla amabilmete.

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