KRELL MDA 300-OPERA TEBALDI

matrimonio combinato dove i coniugi provengono da due mondi molto distanti tra loro: finali KRELL MDA 300 (USA) e diffusori OPERA TEBALDI (ITALIA).

E’ una unione che può definirsi “vintage” essendo gli oggetti in questione piuttosto datati. L’acquisto dei componenti nasce da occasioni colte al volo, forse con una piccola dose di incoscienza che, inconsapevolmente, parte dall’incontrollabile ansia di possederli.

Non essendo un tecnico, ho operato d’istinto e dal “sentito dire” di amici molto più competenti di me.  

Da vecchio musicista (65 anni) il mio giudizio non può essere che empirico, pertanto citare misure, specifiche e caratteristiche, non è affar mio, ma un accenno alle prestazioni di massima è d’uopo.

Il  finale monofonico KRELL 300 che risale al 1991 è un blocco ingombrante e dal peso notevole (45 kg). Eroga 300 W su un carico di 8 Ohm e 600W su 4 Ohm. La circuitazione è imponente e l’aspetto esteriore fa pensare a un oggetto di uso militare: semplice, essenziale, rude.

Il progettista sapeva il fatto suo essendo un certo Dan D’Agostino, non il primo arrivato nel campo della progettazione e realizzazione di elettroniche.

Nell’immaginario comune, i prodotti Krell sono accusati di restituire un suono aggressivo, poco raffinato, più a loro agio con musica rock e pop ma in difficoltà con generi dove sono  necessari la restituzione di timbri puliti e microdettagli appartenenti a strumenti acustici (musica barocca, da camera o sinfonica). In positivo offrono potenza da vendere, quasi inesauribile, non temendo nessun carico, anche il più ostico. Bisogna assolutamente curarne la collocazione perché il riscaldamento a pieno regime è davvero notevole.

Ho affidato la costruzione del mobile porta-elettroniche a Mino Di Prinzio su mie specifiche: tre ripiani in doppio vetro temprato d 1,5 cm di spessore e piedi riempiti di sabbia con isolatori in prossimità delle giunzioni con le lastre, oltre ad un ampio spazio di aerazione per i due finali.

I diffusori OPERA TEBALDI risalgono al 2006 anche loro fuori produzione da tempo, avevano un costo di 14.000€ circa. Imponenti nelle dimensioni 1,5 mt di altezza e 90 kg di peso, nascono dalla mente eccelsa di Mario Bon, all’epoca progettista dei prodotti OPERA.

La struttura prevede ben 9 altoparlanti: 2 woofer da 200mm, 2 mid e 5 tweeter di cui uno frontale e 4 posteriori. Bisogna inoltre citare i 2 woofer passivi che lavorano in accoppiata con quelli attivi. Le finiture sono ben curate anche se alcune pecche sono evidenti.

Non ho gradito l’appoggio che fa uso di rotelle per agevolare lo spostamento e il posizionamento. Purtroppo ne pregiudicano la stabilità sul pavimento facendo traballare vistosamente il mobile anche al minimo tocco. Ho ovviato al problema allargando la base d’appoggio con due piastre metalliche e disaccoppiando i diffusori con quattro punte. Forse non il massimo come primo colpo d’occhio ma risulta molto efficace nella pratica.

Nella parte posteriore le Tebaldi montano due switch che hanno il compito di attenuare le alte frequenze o escludere i tweeter posteriori. I due commutatori sono del tipo a leva dall’ aspetto poco accattivante.  L’impressione è quella di un prodotto dozzinale.

Il mobile è robusto e ben rifinito, non siamo su livelli altissimi ma bisogna considerare la loro fascia di prezzo che è di gran lunga inferiore ai marchi più blasonati e costosi (Bower & Wilkins, Sonus Faber, ecc.).

Il cervello che gestisce i segnali provenienti dalle diverse sorgenti è il preamplificatore CONRAD JOHNSON PV14L. Non è il top di gamma della famosa casa americana ma svolge egregiamente il suo lavoro. Monta 2 valvole 6C4 che ho sostituito da poco con una coppia  di Mullard NOS matchate.

E’ un entry level ma sicuramente di buon livello. 

L’ambiente d’ascolto è un perfetto rettangolo di 32 mq circa. Parete isolata con gomma piombo (lato posteriore dell’impianto) e lana di roccia per le superfici restanti. Pavimento in laminato ma coperto da tappeti di ampie dimensioni.

Ai due angoli posteriori (dietro i diffusori) ho collocato 2 pannelli della OUDIMMO. Libreria disposta al lato opposto dove ho sistemato vinili, cd, dvd e diverse enciclopedie musicali. Poltrona collocata al vertice di un triangolo equilatero con le Tebaldi.

Un impianto che è in pianta stabile da un paio d’anni ormai. Ho avuto modo di testarlo con vari generi e diverse sorgenti, dal vinile (Thorens TD 125 con braccio SAEC) al CD (OPPO BD-105), passando anche al nastro (Revox A77). Da qualche tempo i “file digitali” sono massicciamente presenti con pc settato (foobar) e DAC Pro-ject.

Mi vanto di possedere un orecchio avvezzo alla musica live, soprattutto acustica, grazie alla mia quarantennale esperienza in gruppi da camera, orchestre sinfonie e orchestre d’opera. Credo che sia un giudizio, il mio, abbastanza obiettivo e severo. Ho inoltre avuto modo di ascoltare centinaia di impianti di riproduzione essendo un audiofilo di vecchia data.

Indubbiamente i Krell hanno bisogno di un buon preriscaldamento, almeno 30 minuti, necessari per raggiungere l’optimum. Le ampie alette esterne si riscaldano al punto da poterli toccare per pochi secondi soltanto.

La classe A produce calore in gran quantità e le alette devono svolgere al meglio il proprio compito di dissipatori. 

Devo da subito smentire le accuse su esposte rivolte ai Krell. Non ho notato suoni ruvidi, con poco dettaglio, imperfetti timbricamente. Anzi è evidente una pulizia straordinaria, un realismo impressionante.

Probabilmente il preamplificatore CJ ci mette anche del suo, valorizzando la sua circuitazione valvolare, ma è soltanto una mia ipotesi.

Con la musica barocca ho gli strumenti davanti a me e le Tebaldi, con i tweeter posteriori, offrono una spazialità impressionante: chiudendo gli occhi, spariscono offrendo una esperienza avvolgente, simile a ciò che potrebbe offrire un impianto multichannel. Provando ad escludere i quattro tweeter posteriori si nota immediatamente la differenza, non che il suono venga stravolto più di tanto, ma manca quello effetto tridimensionale tipico di questi diffusori.

Sulla sinfonica i Krell si divertono. Li ho messi a dura prova con Mahler (Sinfonia dei mille) in versione file FLAC e DSD. I colpi di grancassa sono impressionanti, dando nettamente la sensazione dello spostamento d’aria. Gli ottoni, presenti in numero elevato, sono ben equilibrati e timbricamente precisi.

Qui i due midrange frontali hanno la maggiore responsabilità. I woofer delle Tebaldi hanno una escursione notevole, esenti da problemi nella riproduzione delle frequenze più profonde. Anche con le canne d’organo le più grandi, l’accoppiata Krell-Tebaldi va a nozze.

I diffusori scendono tranquillamente fino ai 25 HZ e il pedale più grave fa vibrare le pareti. I bassi non sono mai slabbrati, non c’è alone e non è presente il punch da discoteca. I passivi delle Tebaldi hanno un perfetto controllo sullo smorzamento dei woofer.  E’ il vantaggio del reflex meccanico!

Con il rock e pop (genere a me poco congeniale (a parte il vecchio prog anni ’70 e ‘80), le Tebaldi non darebbero soddisfazione a chi ama il colpo allo stomaco. Non sono casse da effetti speciali, nate da facili progettazioni atte ad offrire spettacolarità a poco prezzo. Per quello ci sono prodotti più specifici. 

Qualcuno potrebbe obiettare il mio pensiero affermando che un buon diffusore dovrebbe riprodurre al meglio qualsiasi genere, ma secondo il mio modesto parere il diffusore va scelto anche in base alle proprie esigenze e alle proprie tendenze musicali. Sicuramente i finali Krell offrirebbero i fuochi d’artificio con casse più “sborone” pompando una riserva di potenza davvero notevole. 

Se devo muovere qualche critica posso solo citare un ricordo non tanto recente che mi scosse nel profondo. La precisione, il dettaglio, la purezza, il realismo che ascoltai da una coppia di Magneplanar, almeno per il barocco e la musica da camera. Poco efficaci invece nella sinfonica.

Migliorare ulteriormente il mio set-up? E’ possibile ma dove intervenire? Probabilmente sulla preamplificazione, scegliendo un’elettronica di livello più alto, ma, se inizialmente ero dubbioso, credo che un valvolare sia la scelta più idonea. Valvolare e Stato Solido possono convivere e collaborare al meglio. Sarebbe comunque interessante testare un preamplificatore Krell con il suo parente più stretto. Chissà cosa ne verrebbe fuori.

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