Cap. 3) QUANDO ESEGUIRE LA REGOLAZIONE DEL VTA

Tanto per cominciare per regolare il VTA bisogna avere a disposizione un braccio che preveda detta circostanza. Pertanto il braccio deve essere corredato di un meccanismo che permette di alzare o abbassare il suo snodo rispetto al piano del disco, meglio se dotato di una scala che ne attesti precisamente le rispettive quantità in millimetri.

A dirla tutta, per ottenere degli effetti migliorativi, non è il caso di regolare indiscriminatamente l’Angolo di Tracciamento Verticale. Esso andrebbe regolato solo nel caso di particolari tipologie di taglio del diamante.

Difatti, con uno stilo conico, potremmo stare per ore a regolare il VTA senza percepire alcuna microscopica differenza ritenendo, infine, che tale regolazione sia inefficace o addirittura inopportuna.

Vi chiederete allora, per quale motivo nel caso di uno stilo conico, definito anche POINT CONTACT, la regolazione del VTA non porterebbe ad alcuna miglioria del suono.

Forse alla parola “suono” gli audiofili più incalliti storceranno il naso, considerandola una limitazione verbale di un ben più complesso coinvolgimento interiore basato sulla percezione materica della scena sonora apprezzabile nella sua ampiezza orizzontale e verticale e nella profondità dei piani sonori.

Per rispondere in maniera esaustiva, valutiamo con estrema attenzione in che modo uno stilo POINT CONTACT estrae il messaggio musicale dal solco.

Osservandolo attentamente attraverso un microscopio USB, ci accorgiamo che esso trae le informazioni attraverso il contatto con ambedue le pareti del solco di due minuscoli cerchi del diametro di pochi micron, corrispondenti a due punti diametralmente opposti che trovasi sulla microscopica sfera posta sulla parte terminale del cono che costituisce lo stilo conico o (sferico).

A tal proposito diamo un’occhiata alla ormai conosciutissima tabella curata da“AudioTechnica” vedi (Fig. 2) dove si può constatare, ad esempio, come gli stili sferici ed anche alcuni stili a taglio ellittico, vengano inclusi tra quelli definiti POINT CONTACT, ovverosia capaci di estrarre il segnale dal solco attraverso il contatto, con le pareti dello stesso, di due punti dello stilo quasi diametralmente opposti.

Si capisce bene che, qualsiasi angolo assumerà il cantilever con il piano del disco e di conseguenza l’angolo tra l’asse dello stilo e il suddetto piano, i due punti di contatto con il solco non varieranno né per geometria, né per posizione né tantomeno per dimensione, in quanto lo stilo, ad ogni aggiustamento del VTA o SRA, si limiterà solo a ruotare attorno all’asse, parallelo al piano del disco, che congiunge i suddetti punti a contatto con il solco.

Pertanto, è questa la ragione di qualsiasi mancanza di miglioria nella percezione musicale a seguito della variazione del VTA di uno stilo conico.

fig.2 point contact – line contact


Cap. 4) GEOMETRIA DELLO STILO E RILEVAMENTO DEL SEGNALE

Per fortuna sul mercato, oltre i tagli conici ed ellittici, esistono una serie di stili con tagli diversi nei quali a fare la differenza, rispetto ai precedenti, è la tipologia del taglio e di conseguenza la quantità e qualità delle superfici di contatto con le pareti del solco.

Essi vengono definiti iperellittici o LINE CONTACT come Stereohedron, Shibata, Line Contact, Dynascan, Vital, Gyger, Replicant 100, Fine Line, Paroc, Trigon, Micro Linear, Van den Hul.

Per estremizzare, esaminiamo un cantilever con incastonato alla sua estremità uno stilo con taglio Micro Linear, che la predetta tabella annovera tra i LINE CONTACT, ai quali appartengono anche quelli precedentemente elencati (anche se non tutti annoverati dalla predetta tabella) di fig. 2).

A maggior chiarimento vedi (fig. 2bis) esaminiamo lo stilo POINT CONTACT (a sinistra) e lo stilo LINE CONTACT (a destra). Notiamo molto chiaramente che la superficie di contatto con le pareti del solco dello stilo LINE CONTACT è assai maggiore e di conseguenza offre la possibilità di venire a contatto con porzioni del solco più estese oltre ad avere un raggio di curvatura assai ridotto che permette di penetrare più approfonditamente all’interno di modulazioni del solco assai fitte.

Ciò comporta, di conseguenza, la possibilità di estrarre ulteriori informazioni che altrimenti andrebbero irrimediabilmente perse.

fig. 2bis

Va detto altresì che nel caso di una superficie di contatto maggiore, a parità di peso di lettura impostato, avremo un carico per unità di superficie assai minore con gli indubbi benefici che ne conseguono in termini di salvaguardia delle pareti del solco (vedi tabella seguente).

Difatti nel caso di uno stilo LINE CONTACT, ad estrarre il messaggio musicale dal solco non provvede una coppia di punti, ovvero microscopici cerchi come nel caso di uno stilo POINT CONTACT, ma bensì una coppia di segmenti, notoriamente luogo geometrico di infiniti punti, che potremmo anche definire spigoli o creste, aventi lunghezza fino ad un massimo di circa 20-35 micron o più a seconda il taglio dello stilo.

Detti segmenti sono anch’essi coincidenti con le generatrici di un cono, o ciò che rimane di esso, giacché i tagli LINE CONTACT, per così dire, cambiano i connotati dello stilo conico scavandolo adeguatamente per l’effetto di particolari fresature e lappature del diamante che riducono drasticamente il raggio di curvatura della porzione di stilo a contatto con il solco.

Possiamo altresì trovare stili LINE CONTACT a sezione prismatica quadrata orientata secondo le diagonali di un rombo, ove le suddette creste a contatto con le pareti del solco giacciono ambedue sul piano che contiene l’asse longitudinale dello stilo vedi taglio Van Den Hul e Shibata.

Si può intuire quanto in questo caso, a differenza degli stili POINT CONTACT lo stilo LINE CONTACT soffra di una scorretta regolazione del VTA e come quest’ultimo rivesta enorme importanza.

Facciamo ora i dovuti paragoni; esaminiamo la fig. 3, dove è illustrato uno stilo conico ed i punti di contatto L ed R con le pareti del solco. Ora aggiustando il VTA ovviamente l’asse dello stilo ruota rispetto al solco lungo l’asse X tratteggiato ove giacciono i suddetti punti. L’asse X trovasi parallelo al piano del disco.

Si può notare come, a seguito della rotazione su detto asse, il contatto dei due punti dello stilo con le pareti del solco giacenti su tale asse non varia assolutamente rimanendo sempre costituito dai medesimi punti e pertanto detto aggiustamento non può causare alcun beneficio tangibile. A maggior chiarimento vedi la seguente proiezione ortogonale.



Potrebbe poi succedere che durante l’ascolto un solco particolarmente deteriorato precedentemente tracciato esclusivamente con uno stilo conico, una volta tracciato con uno stilo Line Contact risulti ancora in buono stato per il semplice fatto che la maggior superficie di contatto evita di deteriorare ulteriormente il solco e soprattutto perché il contatto avviene su una porzione diversa (assai più estesa) che per forza di cose non è stata, per così dire, intaccata dallo stilo conico vedi (fig. 2tris).


Entro ora nel merito di un ulteriore taglio del diamante denominato Gyger, che ricade anch’esso tra gli stili LINE CONTACT, dove al pari del Micro Linear il contatto con le pareti del solco avviene non attraverso due punti ma attraverso due segmenti, in questo caso, molto più lunghi del caso Micro Linear e molto più affilati, non inorridite, voglio dire con un raggio di curvatura ridottissimo.

Pertanto nel caso di uno stilo Gyger, a seguito dell’aggiustamento del VTA, a differenza del caso precedente, la rotazione dell’asse X parallelo al piano del disco, non contiene due punti ma passa all’incirca sulle rispettive mezzerie dei due segmenti di colore giallo che trovasi a contatto con le pareti del solco, vedi (fig. 3bis).

Anche se in detta figura lo stilo è uguale alla fig. 3 il paragone è servito ad identificare la tipologia di contatto con le pareti del solco.

Ovviamente al ruotare dell’asse dello stilo ruota anche l’asse X e di conseguenza ruoteranno nello spazio anche i segmenti ed al contrario dei punti, le cui coordinate spaziali rimangono invariate, varieranno anche le loro coordinate spaziali e di conseguenza il contatto con il solco.

fig. 3

E’ proprio questa circostanza che fa la differenza e pone lo stilo nella condizione che variazioni minime dell’angolo VTA e di conseguenza variazioni minime dell’inclinazione dei segmenti rispetto al piano del disco quindi a contatto con il solco, possano far convergere sullo stilo, solleticato dalle sue pareti, informazioni del tutto differenti rispetto ad uno stilo sferico.

fig. 3 bis

Nella proiezione ortogonale (da me redatta) vedi (fig. 4.) si può notare come lo stilo Gyger, a differenza degli altri tagli, venga incastonato con il proprio asse posto ortogonalmente rispetto l’asse del cantilever. Ciò per la semplice circostanza che lo stilo Gyger ha gli spigoli di contatto con il solco già inclinati di 23-24° rispetto al proprio asse, quindi con una angolazione già insita nella propria geometria.

fig. 4

In questo caso la variazione dell’angolo tra il cantilever ed il piano del disco, a seguito della variazione del VTA, corrisponde esattamente alla variazione tra le creste di contatto con il solco ovvero tra l’asse dello stilo ed il piano del disco precedentemente denominato SRA.

Nel caso degli altri tagli LINE CONTACT, gli spigoli a contatto con il solco sono contenuti nel piano passante per l’asse dello stilo, ovvero gli spigoli e l’asse longitudinale giacciono sul medesimo piano. In tal caso, è il tratto terminale del cantilever ad essere piegato di 23-24° e gli stili vengono montati con il proprio asse longitudinale ortogonale rispetto a quest’ultimo tratto vedi fig. 4bis.

Anche in questo caso vale la medesima regola, ovvero alla variazione dell’angolo tra il cantilever ed il disco (ovvero il VTA), varia della stessa quantità anche l’angolo tra le creste a contatto con il solco, ovvero l’asse dello stilo, rispetto al piano del disco (ovvero l’SRA)

fig 4 bis

Le proiezioni ortogonali che rappresentano il montaggio degli stili rispettivamente Gyger e Van Den Hul vedi (fig. 4.) e (4 bis), lo sintetizzano molto chiaramente.

Esaminando la (fig. 5.) possiamo ancora notare come al contrario dei tagli Van den Hul e Shibata (molto simili tra loro), il cui contatto con le pareti del solco è costituito da due segmenti contrapposti giacenti sul piano coincidente all’asse dello stilo, nel taglio Gyger detti segmenti risultano di lunghezza maggiore e sono posti a 90° tra loro.

In detto taglio il piano che li contiene non coincide con il piano che contiene l’asse longitudinale, ma i due piani sono orientati con uno scarto di circa 23 – 24 gradi.

L’ampiezza dell’angolo sotteso dai segmenti a contatto con il solco è praticamente simile all’ampiezza del solco inciso; ciò si traduce in un’adesione totale dei segmenti alle pareti dello stesso ma non sul suo fondo risultando il vertice dello stilo particolarmente arrotondato.

Immaginate, in questo particolare caso, quale enorme importanza rivesta la corretta regolazione dell’angolo VTA.

fig. 5

leggi capitolo 1 della trattazione del VTA