Nel rispetto dell’azimut, dovrebbe verificarsi che il piano perpendicolare al piano del disco contenente il cantilever debba essere necessariamente perpendicolare ad un ulteriore piano e il punto di appoggio dello stilo sul disco debba cadere sull’intersezione di ambedue i piani quando a contatto con il disco.

Di conseguenza lo stilo tocca ambedue le pareti del solco con la stessa angolazione, pertanto con il suo asse coincidente con la bisettrice dell’angolo costituito dalla sezione trasversale del solco.

Tuttavia tale circostanza, in alcuni casi, ha validità solo in regime statico e non quando il disco ruota.

Difatti una ulteriore condizione che durante l’ascolto può far deviare repentinamente la perpendicolarità dell’asse dello stilo e di conseguenza variare l’angolo di azimut, anche se perfettamente tarato, è data dalla geometria del braccio solo in presenza di dischi particolarmente ondulati.

Ciò nonostante in considerazione della minima deviazione dell’azimut, riveniente da detta geometria, molti audiofili ignorano volutamente questa ulteriore problematica ritenendola ininfluente. Non dimentichiamo, però, che viste le piccolissime dimensioni in ballo, in special modo se riferite agli stili con taglio iperellittico, la deviazione dell’azimut durante l’ascolto può generare problematiche anche assai rilevanti.

Cercherò di essere più chiaro.

Per sviscerare approfonditamente il problema è necessario riferirsi alle tipologie dei bracci imperniati in commercio. Esse sostanzialmente si dividono in tre categorie; canna dritta, ad Sea J.

Se poniamo la dovuta attenzione alla figura in testa, noteremo che i due bracci imperniati ivi raffigurati, pur essendo ambedue a canna dritta differiscono sostanzialmente per la propria geometria. Difatti il braccio A, come la maggior parte dei bracci, ha l’asse di rotazione orizzontale, (quello che permette alla canna di alzarsi ed abbassarsi), parallelo al piano del disco e perfettamente ortogonale all’asse della canna. Ovviamente sul lato opposto della canna abbiamo lo shell con il proprio asse opportunamente angolato.

Quest’angolo compreso tra l’asse della canna e l’asse longitudinale dello shell, (coincidente con il piano ove giace il cantilever), si chiama angolo di offset.

Quali sono i rispettivi comportamenti geometrico-spaziali e le implicazioni cinematiche?

Nel momento in cui il disco risulta perfettamente piano, essi si comportano ambedue in egual maniera, ovvero non danno luogo ad alcuna deviazione dell’azimut.

Proviamo ora a comprendere in che maniera differiscono i loro comportamenti spaziali durante il tracciamento di dischi ondulati.

Immaginiamo per un attimo un braccio imperniato simile al braccio A, ma privo di angolo di offset. Questa circostanza farà in modo che l’asse del braccio e l’asse dello shell coincidano e che il braccio trasli secondo l’asse di rotazione verticale secondo un piano che contiene il cantilever, il quale rimarrà sempre perpendicolare al disco al pari di un braccio tangenziale.

Purtroppo in riferimento ai bracci imperniati è vero che il braccio non genera alcuna deviazione dell’azimut ma ahimè sarà affetto da errore e distorsione radiale particolarmente alti proprio per l’assenza dell’angolo di offset.

Nel caso del braccio A, purtroppo come in ogni braccio dotato di offset, durante l’ascolto di un disco ondulato il fonorivelatore, ovviamente, tende a traslare verticalmente rispetto al piano del disco.

Questa circostanza, a causa della sua geometria, da luogo al rollio del fonorivelatore con il risultato di far variare repentinamente l’azimut in maniera direttamente proporzionale all’ampiezza dell’angolo di offset.

Difatti man mano che l’angolo di offset aumenta, l’azimut devia in maniera direttamente proporzionale all’ampiezza di tale angolo.

Nei bracci lunghi, ove l’angolo di offset risulta di ampiezza minore, l’angolo di rollio che determina la variazione dell’azimut risulta anch’esso minore al contrario di quanto avviene per bracci più corti, notoriamente aventi un angolo di offset maggiore.

Nel caso del braccio Bpur essendo anch’esso dotato di angolo di offset di pari ampiezza rispetto al caso precedente, la geometria del braccio fa in modo che durante la sua rotazione attorno all’asse parallelo al piano del disco, (quello che permette al braccio di traslare verticalmente), il fonorivelatore si alzi e si abbassi in modo che il cantilever giaccia sempre su un piano perpendicolare al piano del disco. Ciò evita di fatto al fonorivelatore di rollare.

Se osserviamo bene il braccio B, ha l’asse della canna deviato rispetto all’asse di rotazione orizzontale di un angolo negativo di ampiezza pari all’angolo di offset. Detta condizione fa in modo che il piano ove giace il cantilever risulti sempre ortogonale al predetto asse di rotazione oltre che perpendicolare al piano del disco.

Ciò comporta, come si può intuire che, in presenza di dischi ondulati, l’azimut rimane invariato in quanto l’asse del cantilever e l’asse dello stilo, pur traslando verticalmente per effetto delle ondulazioni, continuano a giacere su un piano perpendicolare sia al disco che all’asse di rotazione orizzontale del braccio, mentre il braccio non rinuncia ad essere dotato di angolo di offset come sappiamo assolutamente necessario per le ragioni prima descritte.

Bisogna prestare attenzione ai bracci di tipo A; anche se il rollio risulta minimo, bisogna considerare che potremmo accusare qualche piccolo problema per la circostanza che l’azimut tende a rollare alternatamente sia verso il centro che verso la periferia del disco raddoppiando di fatto l’ampiezza dell’angolo di rollio reale.

Consideriamo ancora che nonostante le rotazioni dell’azimut siano estremamente piccole, altrettanto piccole sono le dimensioni del solco e dello stilo, specialmente se riferite a stili iperellittici.

Pertanto, riferendomi a questa circostanza, starei particolarmente attento su quale braccio far ricadere la mia scelta. Se proprio vogliamo essere critici e fidarci della geometria e delle sue implicazioni cinematiche, con tagli iperellittici dotati di raggi di curvatura minimi ed ampie superfici di contatto col solco, vi consiglio di riferirvi alla tipologia B.

Ovviamente esistono in commercio bracci di tipologia altrettanto validi e ben suonanti ma il massimo della prestazione dipende essenzialmente dalla geometria del braccio e dal taglio dello stilo.

Tra ì bracci in commercio, anche datati, sono tanti a fare sfoggio di questa geometria. Ricordo ad esempio il CLEARAUDIO UNIVERSAL, il GRAHAM, l’AUDIOCRAFT AC-3300, il KUZMA STOGI, il LINN ITTOK, il TECHNICS EPA 100, gli SME SERIE 300 e V, il DECCA LONDON. Al momento non ne ricordo altri, ma vi garantisco che sono tantissimi.

Ritengo che durante l’acquisto di un braccio, l’accostarsi in maniera critica rispetto alla sua geometria, rappresenti anche un interessante discrimine, in riferimento a problematiche legate alla progettazione.

Pertanto essere edotti sul corretto e migliore comportamento spaziale ci rende sicuri di aver fatto un ottimo e ponderato acquisto.

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